La Fondazione Edmund Mach va in soccorso dei viticoltori, costretti troppo spesso a fare i conti con la botrite. Il mondo viticolo trentino assieme a produttori provenienti da Toscana, Lombardia e Veneto hanno partecipato a San Michele all’Adige (Trento) all’incontro promosso dal Civit, il Consorzio Innovazione Vite, per illustrare le opportunità produttive delle quattro varietà di vite tolleranti a botrite selezionate dalla Fondazione Edmund Mach.
Più di 50 operatori del settore hanno preso parte all’iniziativa, che ha previsto anche un momento di degustazione dei vini prodotti con le nuove proposte varietali. In apertura il direttore generale Mauro Fezzi, ha espresso l’orgoglio della Fondazione per questo primo, importante risultato ottenuto con l’attività di miglioramento genetico e ha ricordato che la sfida dell’ente è quella di accompagnare l’agricoltura verso una modalità di coltivazione più sostenibile e meno condizionata dai prodotti chimici.
Il presidente del Consorzio Innovazione Vite, Enrico Giovannini, ha presentato il consorzio fondato da Fem e Avit, associazione che raggruppa 16 vivaisti con produzione annua di circa 10 milioni di innesti talea, operante sul territorio nazionale e internazionale, che metterà a disposizione degli operatori il materiale vivaistico selezionato da Fem.
Mario Chemolli, direttore dell’ Ufficio tutela delle produzioni agricole, ha spiegato che la Provincia autonoma di Trento collabora con la Fondazione su due fronti: l’introduzione di nuove varietà e il recupero di vitigni coltivati un tempo in Trentino. “Entro fine anno”, ha detto, “si aggiornerà il catalogo delle varietà coltivabili in provincia di Trento, inserendo anche queste nuove selezioni”.
Dopo la presentazione dei nuovi incroci varietali Iasma a cura di Marco Stefanini, responsabile della piattaforma miglioramento genetico della vite del Centro Ricerca e Innovazione, è stata fatta da Franca Ghidoni, del Centro Trasferimento Tecnologico una approfondita analisi della botrite, problema che ha caratterizzato fortemente la vendemmia 2014, a cui è seguita la degustazione dei vini prodotti dai quattro vitigni curata da Tiziano Tomasi.
I vitigni presentati sono i primi di una serie di genotipi che verranno messi a disposizione dei viticoltori nei prossimi anni e sono stati scelti dai ricercatori tra oltre 300 piante ottenute per seme, selezionate a più riprese e in diversi ambienti. Ora sono in fase di selezione altre varietà ”candidate” all’iscrizione provenienti da 17 mila semenzali.
Marco Stefanini ha parlato anche dell’attività svolta con le tipologie di incrocio e relativa scelta dei genitori al fine di migliorare l’ espressione di caratteri come la tolleranza alla botrytis, epoca di vendemmia, profilo sensoriale (aromaticità) e contenuto in polifenoli. Sono stati realizzati in questi anni numerose combinazioni di incrocio, più di 100 tra varietà di Vitis vinifera, e sono stati impiantati in selezione oltre 20.000 semenzali tra i quali sono stati selezionati circa 250 genotipi oggi in fase di valutazione anche con degustazione di micro-vinificazioni.
Franca Ghidoni del Centro Trasferimento Tecnologico ha analizzato il problema botrite, spiegando che il 2014 è stata una annata molto difficile. Ha fatto il punto sulle conoscenze pratiche atte a contrastare l’insorgenza di questo difficile fungo e ha analizzato i fattori predisponenti il fungo, ma soprattutto di tutte quelle pratiche, agronomiche e chimiche, che possono aiutare l’agricoltore nella difesa dalla botrite.
Presentati anche i dati raccolti in diverse annate dai tecnici e consulenti della Fondazione Mach per dimostrare come comportamenti virtuosi e rispondenti alle buone pratiche agricole possano contrastare l’insorgere di marciumi sul grappolo.
25 ottobre 2014
di Enos Caneva