Parte dal Friuli una importante scoperta “terapeutica” mondiale per contrastare una affezione che colpisce inesorabilmente le viti. Il mal dell’esca è infatti una malattia della vite causata da un gruppo di funghi che colonizzano i vasi linfatici e il legno, compromettendo la traslocazione dell’acqua e dei nutrienti dalle radici alla parte aerea della pianta. Da sempre associata a viti piuttosto vecchie, è diffusa in tutte le aree viticole del mondo e attualmente causa gravi danni anche in impianti giovani, soprattutto su varietà considerate sensibili quali Sauvignon Blanc e Cabernet Sauvignon. La gravità di questa malattia è legata soprattutto al fatto che sinora non esistito alcun prodotto in grado di contrastarla, da quando in particolare l’arsenito di sodio è stato ritirato dal commercio a causa della sua tossicità nei confronti dell’uomo e dell’ambiente. Ma questo sinora perché la soluzione viene finalmente c’è e viene dal Nord Est Italiano, il Friuli, terra non solo di grandi vini e di consolidate sperimentazione ma anche di innovazione.
“Il Friuli Venezia Giulia agricolo, che sa stare al passo con i tempi, sa esportare idee, eccellenza, progettualità e scoperte, che favoriscono il miglioramento dell’attività rurale, nella nostra terra, e sono replicate con successo nel mondo”, ha detto Cristiano Shaurli, assessore regionale del Friuli Venezia Giulia alle Risorse agricole e forestali, commentando l’impegno e i risultati dei ‘preparatori d’uva’ isontini Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, che hanno ideato una tecnica di potatura delle viti in grado di curare il mal dell’esca.
Si tratta di un metodo che permette di salvare il 90% delle piante colpite da questa grave patologia. L’occasione è stata data dalla presentazione – nel Castello di Spessa, a Capriva del Friuli – dei risultati ottenuti dai due tecnici italiani nella zona dei grandi Chateau francesi, ma anche in Italia, nelle aree vocate alla produzione di spumanti del Trentino e della Franciacorta partendo da esperienze maturate nel vigneto regionale friulano.
Simonit e Sirch hanno messo a punto un metodo di ‘dendrochirurgia‘ sulle viti malate, le quali in poco tempo riprendono il loro vigore. Come hanno esemplificato i due tecnici della vite, l’azione del potatore agisce come fa il dentista che opera sulla carie. Ma in questo caso, la pianta in breve tempo riprende il proprio originario vigore. Ciò costituisce una rivoluzione a livello internazionale nel mondo della vitivinicoltura e concorre a mantenere la qualità del vigneto regionale e a rafforzarne l’identità”.
“Il loro lavoro svolto con cura e con amore è partito dalle sperimentazioni portate a compimento con successo nella nostra Regione, e consente di preservare e valorizzare ulteriormente il patrimonio viticolo del Friuli Venezia Giulia”, ha aggiunto Shaurli, “e permette di evitare l’estirpo di viti che fino a qualche anno fa sarebbe stato inevitabile e avrebbe privato i nostri vigneti di un frammento della loro storia e identità, costringendo i viticoltori a disperdere un patrimonio genetico della vite che sta alla base della qualità del successo dei prodotti enologici e del Friuli Venezia Giulia agroalimentare nel mondo”.
La sperimentazione di Simonit e Sirch era cominciata nel 2011 in Francia e poi era proseguita in Friuli e in Franciacorta. Complessivamente in sei anni i due specialisti hanno ‘operato’ 10 mila piante, delle varietà di Sauvignon Blanc, Cardonnay, Cabernet, Sauvignon, Cabernet Franc e Pinot Nero, nelle realtà viticole del Collio, dell’Isonzo, della Franciacorta, di Bolgheri, della Champagne, della Borgogna e nel bordolese.
Oggi i due esperti si dedicano alla formazione dei tecnici nelle aziende interessate. Il loro metodo consiste principalmente nel permettere alla pianta di crescere con l’età e di occupare spazio con il fusto e i rami; nel garantire il flusso della linfa all’interno della pianta; nell’eseguire tagli corretti e di piccole dimensioni sul legno giovane.
Insomma, dopo le barbatelle d’innesto predisposte a Rauscedo (Pordenone) e destinate ai vigneti di tutto il mondo, e ad altre tante tecniche di trattamento della vite in vigna e dell’uva in cantina, il Friuli Venezia Giulia ha ora fornito un altro importante tassello per migliorare la qualità di vite, uva e vino.
di Eleonora Albertoni
2 Novembre 2016