Non si può raccontare il vino se non ci si mettono le mani dentro, e non si può capire davvero il vino se non si vive la sua vita in ogni momento, a partire dalla terra. Io ho iniziato a lavorare in azienda proprio mettendo a frutto la mia formazione (commerciale e marketing), ma ho iniziato a comprendere cosa significhi vino solo nel momento in cui ho iniziato a potare, a spollonare, a raccogliere l’uva e poi a trasformarla in vino. Il giorno in cui è partita la mia prima fermentazione spontanea è stato, per me, come nascere di nuovo. Essere testimone di questo miracolo naturale di metamorfosi, e contribuirvi in prima persona, è un’esperienza che ti cambia la vita”. A parlare è Marilena Barbera, siciliana Doc, delle omonime Cantine Barbera di Menfi.
Marilena, ci racconta la vostra Cantina?
I primi vigneti sono stati piantati da mio nonno negli anni 20. Mio padre ha continuato l’attività della famiglia Barbera, dedicandosi al miglioramento fondiario nei 30 ettari della Tenuta Belicello e alla riconversione varietale, impiantando, accanto alle varietà tradizionali che costituiscono da sempre il patrimonio ampelografico del nostro territorio (Inzolia, Grillo, Zibibbo), anche la varietà internazionali. Socio fondatore della Cantina Settesoli, la grande cooperativa di Menfi che oggi conta più di 2.000 soci, ha conferito lì le uve per oltre 30 anni. I primi esperimenti di vinificazione con le nostre uve risalgono alla metà degli anni ’90, mentre la prima bottiglia sul mercato porta la data della vendemmia 2001, che può quindi considerarsi il nostro anno di nascita. Dopo la morte di mio padre, il mio impegno si è rivolto con sempre maggiore decisione a una produzione sostenibile e in sintonia con l’ambiente naturale nel quale viviamo e lavoriamo. L’azienda è biologica, la vinificazione naturale, dunque esclusione di pesticidi e prodotti sistemici in campagna, e rinuncia ad additivi enologici in cantina. I nostri vini nascono da uve selezionate manualmente, da fermentazioni spontanee, da vinificazioni non invasive che rispettano il luogo di produzione e la personalità di ciascuna vendemmia. Il nostro focus è sulla lavorazione artigianale, sia in vigna che in cantina, per rappresentare al meglio le caratteristiche del terroir e dei vitigni che crescono a Belicello.
Un percorso curioso il suo. Una prima vocazione internazionale e poi il ritorno alle origini?
Da bambina sognavo la carriera diplomatica, desideravo viaggiare, conoscere, scoprire luoghi distanti e persone diverse da me. Crescendo mi sono resa conto che il vino è il miglior ambasciatore della mia terra nel mondo. In quest’ottica, credo che il mio percorso di vita sia per la verità molto lineare. Il vino è un collante straordinario, un modo per conoscere molti mondi diversi e culture lontane, ed è allo stesso tempo un incredibile strumento di comunicazione e di racconto del territorio e delle persone che lo producono. Il vino mette in relazione le persone, crea legami, veicola convivialità ed amicizia. Intorno ad una bottiglia di vino, bastano dieci minuti affinché emeriti sconosciuti si ritrovino a chiacchierare come amici di vecchia data.
Con una formazione come la sua ci si aspetterebbe il marketing e i mercati internazionali, invece la sua quotidianità è dedicata alla terra in prima persona. Come può il vigneto diventare una professione per una giovane donna di oggi?
Non c’è mestiere più nobile, né più importante, dell’agricoltura. Il fatto di non riconoscerlo è uno dei grandi problemi del nostro tempo. Prestiamo più attenzione a come copriamo il nostro corpo che a come lo nutriamo. Ci interessano i vestiti e gli accessori di cui ci circondiamo e spesso ci dimentichiamo del cibo che costituisce le nostre fibre e che garantisce il nostro benessere e la nostra salute. Se riflettessimo appena un momento su come mangiamo, su quello che beviamo, è assolutamente naturale giungere alla conclusione che un’agricoltura sostenibile e pulita è alla base della sopravvivenza stessa dell’uomo. Sono orgogliosa di fare questo mestiere e mi ritengo fortunata a vivere in un momento storico in cui molte persone iniziano a comprendere e a tutelare i valori di cui noi agricoltori siamo portatori. La fertilità della terra, la difesa del paesaggio, la produzione di cibo sano. Tutto questo non solo è possibile a Menfi, in Sicilia, ma credo sia la vera vocazione della mia terra.
In un mondo sempre più virtuale, l’importanza di comunicare attraverso le tecnologie del terzo millennio sembra fondamentale. Qual è il suo rapporto con la tecnologia e con i social network?
L’invenzione di internet e del web può essere paragonata solo all’invenzione della stampa a caratteri mobili. È uno strumento di diffusione della conoscenza che riduce drasticamente le distanze fra gli esseri umani e li mette in condizione di collaborare, confrontarsi, li mette in relazione con altre persone con le quali condividere i propri interessi indipendentemente dalla loro residenza geografica. Per quanto mi riguarda, la mia azienda probabilmente non esisterebbe senza il web e i social networks, certamente sarebbe molto diversa da com’è oggi. Ogni giorno parlo con molte persone via web, persone che si trovano in molte parti del mondo. Racconto la mia storia, le mie esperienze, le conquiste, le fatiche e la bellezza del mestiere di fare il vino. Racconto le piccole cose. Il profumo di un travaso, la gioia della prima gemma di Inzolia che germoglia, il sapore degli acini maturi. Rispondo alle loro domande sulla vigna, sulla Sicilia, a volte do consigli di viaggio, una volta mi è capitato di ricevere su facebook un messaggio da parte di una famiglia inglese che era rimasta in panne con la macchina, e sono andata a recuperarli. Cose così. Inoltre, ed è una delle cose più importanti, i social mi aiutano a fare meglio il mio lavoro. Mi confronto con i colleghi, ricevo consigli indispensabili durante la vendemmia, ci confrontiamo su problemi riscontrati in vinificazione, oppure scambiamo informazioni su clienti o importatori. Spesso incontro persone che diventano amici o clienti, o viceversa. Quando si dice che il vino è relazione, credo si intenda proprio questo. E le relazioni sono il più importante asset di ogni azienda.
Marilena Barbera, delle omonime Cantine Barbera, nasce a Menfi, si trasferisce poi a Firenze dove completa gli studi classici. A seguire una laurea in Diritto Internazionale ed un Master in Diritto, Storia ed Economia Internazionale. Un secondo Master in Diritto Tributario a Verona e presto rientra in Sicilia dove si abilita come Dottore Commercialista a Palermo, e vi svolge la libera professione per un decennio. Nel frattempo, insieme alla sua famiglia inizia a dedicarsi all’attività agricola, prima come responsabile amministrativo, commerciale e marketing, successivamente – dopo la scomparsa del padre nel 2006 – dedicandosi anche alla produzione. Oggi si occupa prevalentemente delle attività di cantina seguendo altresì l’amministrazione, il commerciale, la comunicazione e il marketing.
di Patrizia Marin
08 Marzo 2016