Anche la gastronomia si dà regole per essere più efficace ed apprezzata e, soprattutto continuare ad essere il prodotto di impegno su diversi fronti. In occasione dell’odierno “Food Design declaration day”, l’ADI, Associazione per il disegno industriale, ha dato appuntamento a Milano, alle 9,30, al Palazzo Pirelli, per presentare un vero e proprio manifesto del Food Design, in 10 punti. Il documento stabilisce che il Food Design si occupa di progetto in campo alimentare; il Food Design è una specifica area del progetto che si propone di produrre soluzioni efficaci per la fruibilità del cibo in precisi contesti e situazioni; il Food Design si propone di dare forma alle interfacce e ai servizi nel modo più adeguato alle circostanze in cui il prodotto viene consumato.
Inoltre la producibilità e la serialità di un prodotto o di un servizio sono le condizioni per le quali un progetto può definirsi di Food Design; i principali criteri ai quali un prodotto edibile di Food Design deve sottostare sono porzionabilità, modularità e formato adeguati al contesto e agli strumenti con i quali verrà consumato; un progetto di Food Design è realizzato per offrire un servizio a una o più persone che manifestino determinati bisogni o per rendere più efficace un’azione legata al cibo attraverso uno strumento derivato dal progetto.
Ancora, il manifesto afferma: Food Design significa progettare secondo le modalità tipiche del design che, ben oltre la ricerca puramente formale o decorativa, implicano la ricerca per l’innovazione dei processi di produzione, distribuzione, consumo; il Food Design è uno strumento privilegiato e particolarmente efficace per la riqualificazione e la promozione del territorio attraverso la sua ricchezza enogastronomica.
Inoltre, il progetto di Food Design, per le sue peculiarità legate alla nutrizione, può rientrare nell’area del social design e contemplare collaborazioni con enti e associazioni no-profit.
Infine, un prodotto di Food Design viene studiato con l’unico scopo di generare benefici al suo utente e tutto il processo deve interagire per impedire che l’ utente sia esposto a rischi derivati da cattiva progettazione o dalla non adeguata attenzione alle norme di conservazione, alla tecnologia produttiva, all’ergonomia e alla microbiologia legata agli alimenti.
18 dicembre 2014
di Alberto Ercoli