A chiudere i quattro giorni di We Love Tasting Umbria una importante riflessione su Orvieto e “L’arte dell’Ospitalità. Scenari futuri della ristorazione e del turismo”. Dopo i saluti iniziali del Vice Sindaco di Orvieto, Cristina Croce, che ha magnificato la città di Orvieto e tutte le sue ricchezze storiche, artistiche e culturali, i protagonisti della tavola rotonda si sono confrontati sulla necessità e le modalità di valorizzazione del territorio.
A moderare i contributi il brillante Antonio Paolini, noto critico enogastronomico, curatore della Guida Vini L’Espresso. In sala tanti operatori del settore turistico, ristoratori, produttori di vino del Consorzio Vino Orvieto e cittadini interessati al futuro di Orvieto.
“Qualsiasi cosa si faccia, bisogna lavorare in modo univoco e innovativo e migliorare la qualità dell’offerta così come si sta facendo con il vino e con il disciplinare che state rivedendo”, è l’introduzione di Antonio Paolini rivolta direttamente a Riccardo Cotarella, Orvietano illustre, Presidente Unione Internazionale Enologi, il quale conferma: “Il Consorzio già da alcuni anni applica la politica della riduzione della produzione dell’Orvieto per migliorarne la qualità, darne un equo valore, trasmettere un’immagine altamente professionale dei produttori tutti, valorizzando così non solo il vino, ma anche tutte le potenzialità intrinseche che la città di Orvieto possiede. E’ un processo di grande svolta che viene coadiuvato da più iniziative promosse nell’ultimo dal Comitato Scientifico di Orvieto diVino, di cui stiamo raccogliendo i primi frutti. Comunicare il lavoro del Consorzio tramite l’organizzazione di significativi eventi anche dal respiro internazionale serve a riportare Orvieto ai fasti del passato con uno sguardo rivolto al futuro e alle nuove generazioni.”
“E’ fondamentale che Orvieto e l’Umbria tutta escano dalla provincialità che sembra caratterizzarla” conferma Giuseppe Cerasa, Direttore di Le Guide di Repubblica ai sapori e ai piaceri d’Italia. “L’Umbria non è solo il cuore verde d’Italia. Il problema reale è l’incapacità di fare sistema, di comunicare i propri gioielli eno-gastronomici e architettonici. Fondamentale è emergere, mettere il turbo, con progetti importanti che valorizzino il territorio. Diventate protagonisti come vi meritate e non abbiate paura di parlare del terremoto. Fate emergere tutte le qualità di questa regione, che ha saputo rialzarsi”.
“L’arte dell’accoglienza – vero tema della serata – è quello che può sicuramente aiutare Orvieto a emergere, ma fondamentale è la formazione di tutti gli operatori coinvolti”, continua Dominga Cotarella Direttore Marketing della Falesco e Fondatrici insieme a Enrica e Marta della Scuola di Formazione Intrecci.
“La scuola Intrecci è nata fondamentalmente per dare una possibilità ai giovani in cui le capacità incontrano le opportunità, come dice Seneca. E’ insegnando come si serve a tavola, come si cura un ristorante, come si sviluppa una passione in maniera professionale e seria, che si creano le opportunità affinchè i giovani possano poi disegnare concretamente il loro sogno. Vorrei qui ricordare quanto sia eccellente la cucina orvietana, che ha saputo distinguersi da tutte le cucine umbre. E in particolare le nuove generazioni così attente a portare avanti le tradizioni di famiglia. Me ne vengono in mente tante, due ad esemplificazione di tutte, le famiglie Ermini e Stopponi. Padri e figli che danno lustro a Orvieto coniugando tradizione e modernità”.
Dominga continua poi: “La loro passione e preparazione ci hanno fatto capire quanto il cliente è importante per valorizzare un territorio: non è solo mangiando un semplice piatto che il cliente si ritiene soddisfatto. Ma è vedendo la cura, l’accoglienza, il calore e la preparazione delle persone che lavorano nella ristorazione che si può dire di avere centrato un obiettivo. E questo lo stanno facendo a Orvieto ed è questo modello che noi vogliamo portare in tutta Italia con la scuola Intrecci: insegniamo come raccontare un territorio valorizzando i prodotti e le persone che sono legati a un piatto attraverso corsi di formazione mirati”.
Da ultimo Paola Achilli, Rappresentante Federalberghi Orvieto: “Ci sono le potenzialità, ma manca una regia o una volontà politica forte e gli attori vanno formati, anche se manca ancora il sistema. Ora siamo all’anno zero e possiamo partire perché il contenitore c’è. E questo contenitore è rappresentato ora più che mai da Orvieto diVino, nato soprattutto grazie all’entusiasmo del Consorzio Vino Orvieto e i suoi produttori”.
Grandi opportunità da mettere a sistema per dare un futuro ad Orvieto e alle future generazioni.
Redazione
3 luglio 2017