Alleanza tra le Camere di Commercio di Oristano, Siena e Macerata per valorizzare la Vernaccia. “Vincere le diffidenze e l’individualismo per unire le forze e portare un contributo comune al rilancio della Vernaccia di Oristano” è infatti l’appello lanciato dalla Camera di commercio di Oristano per questo vino, parte importante dell’economia e della storia del territorio, rinnovando anche l’accordo di collaborazione siglato 27 anni fa e ripreso due anni or sono con le Camere di Commercio di Siena e di Macerata e che vantano a loro volta l’affermata produzione della Vernaccia di San Gimignano e della Vernaccia di Serrapetrona.
Pietrino Scanu, presidente della Camera di Commercio di Oristano, Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio di Siena, e Francesco Fucili, vicepresidente della Camera di Commercio di Macerata, hanno posto l’esigenza di mettere a fattore comune le esperienze per meglio affrontare le fasi produttive, quelle di commercializzazione e di valorizzazione della Vernaccia.
Un’opinione condivisa anche da Gavino Sini, vicepresidente dell’Unioncamere della Sardegna, e da Guido Tendas, sindaco di Oristano, intervenuti all’iniziativa che ha riunito produttori e tecnici stamane a Oristano e che è stata inserita nel programma del concorso enologico nazionale “Binu” (vino). In provincia di Oristano attualmente sono presenti 350 ettari di vigneti di vernaccia.
“Una decina d’anni fa nell’oristanese erano 2.500 i produttori di vino”, ha ricordato Enzo Biondo, enologo e autore di una approfondita ricerca su questo vino, ”mentre in tutto ora sono poco meno di 200 i produttori rimasti che, con grande impegno e fatica, coltivano i loro vigneti, quasi la metà dei quali sono vecchi, ha un’età superiore ai trent’anni. Inutile sinora il tentativo di far ripartire il Consorzio di tutela, bloccato da tempo. Attenzione perché tra dieci anni di questo passo rischiamo di perdere un’altra parte di storia della produzione vinicola sarda, così com’è stato per il Nasco o per il Girò, che ormai non si producono più”.
Una storia antichissima, risalente addirittura a 3500 anni fa, come hanno certificato i ritrovamenti da parte degli archeologi tra Oristano e Cabras, dov’è tornato alla luce un antichissimo pozzo coi semi del vitigno. Una storia, quindi, patrimonio di un territorio, come accade a San Gimignano, in provincia di Siena.
“La Vernaccia di San Gimignano è stata la prima DOC italiana, nel 1976″, ha spiegato Massimo Guasconi, presidente della Camera di commercio di Siena. “Ogni anno si producono 5 milioni e 200 mila bottiglie. I vigneti con questo vitigno occupano una superficie di 720 ettari, mentre le aziende produttrici sono 165, 76 delle quali fanno anche l’imbottigliamento. Il 55% della produzione di Vernaccia di San Gimignano viene venduta all’estero, il 45% restante in Italia”.
A Serrapetrona, invece, si produce una Vernaccia completamente diversa da quella oristanese. È un vino rubino che si lavora con tre fermentazioni, facendo addirittura una pigiatura dopo aver conservato i grappoli per un appassimento in cantina. “La nostra è una produzione di nicchia”, ha spiegato Francesco Fucili, vicepresidente della Camera di commercio di Macerata, rilevando che “i vigneti si estendono per una settantina di ettari e i produttori sono 6 o 7”.
Ma dalla Vernaccia di Serrapetrona nasce anche una grappa, si sviluppano iniziative di accoglienza e promozione turistica. Soluzioni che si cerca di declinare promuovendo il vino di qualità. La Vernaccia di Oristano è uno di questi vini di qualità. “Per i suoi aromi una rarità, uno dei migliori al mondo “, ha sostenuto l’enologo Enzo Biondo.
di Patrizia Tonin
22 Dicembre 2015