Cresce l’area produttiva del Prosecco. Via libera da parte dell’assemblea dei soci del Consorzio del Prosecco Doc ad un aumento di 3 mila ettari della superficie vitata destinata a Prosecco Doc. L’ok è arrivato al termine dell’assemblea che ha approvato anche il bilancio consuntivo 2015 e il bilancio previsionale 2016.
Il blocco degli impianti viene mantenuto, ma il tetto viene innalzato da 20.250 ettari (attualmente 16.500 nel Veneto e 3.750 nel FVG) a 23.250 ettari complessivi. I tremila ettari in più di vigneto entro il 2017 verranno ripartiti proporzionalmente tra Veneto e Friuli Venezia Giulia per un incremento della produzione, considerando anche il recupero dei 2.000 ettari mancanti che non hanno ancora raggiunto il potenziale massimo, di circa 500.000 ettolitri, pronti a invadere il mercato nazionale ed estero, dove la domanda di Prosecco Doc si mantiene forte e in crescita.
“È un risultato particolarmente apprezzabile e per nulla scontato fino a poco fa, ma non ci si è arrivati senza impegno”, ha spiegato Stefano Zanette, presidente del Consorzio, “nei mesi scorsi abbiamo convocato riunioni, tavoli e conferenze con le istituzioni e tutti gli attori della filiera per condividere i ragionamenti sui temi all’esame sui quali urgeva trovare le migliori soluzioni possibili”.
“Di questi 3 mila ettari”, ha aggiunto Zanette, “metà verranno riservati ai produttori storici utilizzando un algoritmo applicato a partire dal basso. Gli altri 1.500 ettari verranno distribuiti con criteri di assegnazione che favoriranno i giovani e privilegeranno le produzioni Biologiche. Ciò a conferma della direzione intrapresa dal Consorzio a favore della sostenibilità ambientale”.
Le indagini di mercato commissionate dal Consorzio al Cirve e a Nomisma rivelano che fino al 2021 il mondo degli spumanti in genere, a livello globale, dovrebbe confermare un trend positivo di crescita che oscilla tra il 5 e il 7 %. Anche se il Prosecco in questi ultimi anni sta viaggiando a tassi di oltre il doppio (+ 18,9% nel 2015) si è deciso di adottare con criterio prudenziale il + 5% annuo per i prossimi tre anni.
Secondo Zanette “ciò dovrebbe comportare nel prossimo triennio un aumento della produzione pari al 15%. Auspichiamo che tale provvedimento, garantendo ai buyer la necessaria stabilità di mercato, favorisca gli scambi, soprattutto quelli internazionali”.
Ma la questione dell’equilibrio, o del presunto equilibrio produttivo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia tiene banco. I “pesi” sono regolati da un protocollo dell’8 aprile 2010, che includeva diversi progetti per il territorio di Trieste. Ma secondo i vignaioli carsici (il Prosecco triestino è agglomerato nella mega area del Prosecco Doc), il vantaggio è andato tutto ai grandi produttori del Veneto e, di conseguenza, solo qualcosa a quelli del Friuli, dove i viticoltori hanno 3.500 ettari a disposizione, contro quelli dei 15 Comuni del Consorzio nel Veneto. Per questo i produttori del Carso hanno chiesto una drastica revisione del protocollo, chiedendo in primo luogo una royalty per utilizzare il nome del borgo carsico di Prosecco.
Ma questa ipotesi pare non convinca molto il Ministro Maurizio Martina, secondo il quale i produttori debbono concentrare gli sforzi su nuovi strumenti di finanziamento per aree preziose come il Carso, a partire dai fondi Ocm, per una sperimentazione tra Friuli-Venezia Giulia e Slovenia, e una interregionale, tra il Friuli-Venezia Giulia e il Veneto, con budget che andranno ad aggiungersi alle quote regionali già disponibili.
Intanto Giampaolo Bottacin, assessore regionale alle politiche ambientali del Veneto, si è incontrato con alcuni sindaci e imprenditori del settore vitivinicolo dell’area del Prosecco per approfondire il tema dell’utilizzazione dei fitofarmaci. “Nel corso di questi incontri”, ha detto l’assessore, “hp potuto constatare positivamente che si è sviluppata una notevole sensibilità dal punto di vista ambientale. Ciò ha consentito di trovare ampia condivisione rispetto ad alcune linee generali che riconducono al presupposto di eliminare dai processi di coltivazione una serie di sostanze”. Questa nuova visione rappresenta un salto culturale e può avere grande rilevanza anche in relazione alla candidatura a Patrimonio dell’Umanità UNESCO del paesaggio delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.
Secondo Bottacin, “dal confronto con gli amministratori è emerso che questo importante riconoscimento è un valore aggiunto e la possibilità della sua attribuzione può trovare maggior forza in una produzione enologica in cui il rapporto con l’ambiente sia ineccepibile. Anche il dialogo con i produttori ha messo in evidenza una svolta, nella consapevolezza che l’utilizzo di sostanze meno aggressive costituisce non solo un beneficio per quanto riguarda la sostenibilità ambientale ma anche sul piano dell’immagine di questo territorio e di questo vino italiano che è oggi il più esportato”, ha concluso l’assessore veneto.
di Eleonora Albertoni
6 Maggio 2016