Il Papa “Sommelier d’Onore”! Guidati da Franco Maria Ricci, in 180 tra sommelier, enologi, enotecnici esperti e produttori di vini d’eccellenza sono stati ricevuti in una breve udienza dal Santo Padre nell’Aula Paolo VI per un incontro eccezionale. Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che Papa Bergoglio è quasi astemio. Nel viaggio in Brasile, a quanti lo invitavano ad entrare in una favela, infatti, aveva risposto: “Vorrei entrare per un caffè e non per un bicchierino”.
“Papa Francesco astemio?”, si è chiesto Franco Maria Ricci, editore di “Bibenda”, tra le riviste più autorevoli in materia di vini nonché presidente e anima della dinamica Fondazione Italiana Sommelier. “E pensare che io l’ho sempre sentito ricorrere alla similitudine del’ buon vino‘. Da lì ho coltivato il sogno di incontrarlo”, ha commentato. E il tema è ricorso ancora. “Santità, mi tolga un dubbio: è vero che è astemio?”, gli ha infatti chiesto Riccardo Cotarella, presidente dell’Assoenologi. “No, pochissimo ma bevo, e i vini di tutto il mondo”, gli ha risposto Bergoglio.
Oggi Ricci ha potuto coronare in Vaticano il suo sogno e ha incontrato il Papa, anche se brevemente, nel corso di un’udienza di saluto.
Papa argentino, ma di origini piemontesi. E del Piemonte, e dei suoi ricordi lontani legati a quelle terre, ha parlato il Papa, scambiando qualche battuta con le “roi” Angelo Gaja, che, con la sua cantina, a Barbaresco, è non lontano da Portocomaro Stazione, frazione di Asti, da dove la famiglia del Pontefice è emigrata. Pochi momenti che il vino italiano è riuscito a “ricavarsi”, tra gli impegni, ben più importanti, che la massima autorità del Cristianesimo affronta ogni giorno.
A Papa Francesco, Ricci e la sua nutrita e qualificata delegazione hanno regalato una confezione di vini rossi: “è un vino di Bibenda, chiamato ‘Romanzo’, donato dai sommelier che in questo modo lo hanno voluto simbolicamente nominare ‘sommelier d’onore’”, ha spiegato Ricci ricordando che “grande accoglienza ci è stata riservata da padre Georg Ganswein, Prefetto della Casa pontificia”.
E al Santo Padre sono stati donati anche il tastevin e il diploma, oltre ad una cassa con tre bottiglie di vino etichettate “Bibenda” perché il Santo Padre non voleva vino di aziende specifiche, ed ancora olio extravergine di oliva.
Molti produttori di eccellenza che hanno partecipato all’udienza. E comunque c’erano tanti amici, tra cui Marilisa Allegrini, presidente de Le Famiglie dell’Amarone d’Arte, accompagnata da Nadia Zenato e dalla madre Carla, dell’omonima azienda della Valpolicella del ristretto team di 11 famiglie; ed ancora Roberto Castagner delle omonime grappe, Giancarlo Moretti Polegato di Villa Sandi, Angelo Maci di Cantine Due Palme, Giovanni Mantovani di Veronafiere, Antonio Santarelli di Casale del Giglio, Marco Caprai di Arnaldo Caprai.
“Un mondo in continua evoluzione, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, ha necessità di esplorare nuovi canali di dialogo tra i popoli o riscoprire quelli della tradizione. Uno dei gesti più antichi come condividere insieme la tavola permette, da sempre, di scoprire l’altro e apprezzarne le differenze, proprio attraverso quella cultura enogastronomica unica e inimitabile di ogni Paese”, ha commentato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, al termine dell’udienza con Papa Francesco. “Ecco allora”, ha aggiunto Mantovani, “che anche i prodotti e le tipicità locali si rendono viatico di confronto e arricchimento, un concreto strumento di pace. Le diversità uniscono attraverso il racconto della nostra terra e un bicchiere del suo vino. Diventano, anzi, motivo di dialogo, come dimostra da 50 anni Vinitaly che ogni anno riunisce a Verona un convivio di uomini da 130 nazioni e da tutti i continenti che coltivano la vite e ne commerciano i suoi frutti”.
di Patrizia Marin
21 Gennaio 2014