C’è ben poco da ridere sulla situazione del riso in Italia. La raccolta, infatti, si è conclusa oltre la metà di novembre, con un ritardo che non si verificava da più di 30 anni, e i risicoltori si accingono a fare il consuntivo dell’annata agraria 2014 e il preventivo di quella commerciale 2014/15, che si è aperta il 1° settembre. Lo segnala Confagricoltura ponendo in evidenza che le prime stime effettuate dai propri associati portano a ritenere che la quantità di risone raccolto quest’anno sia inferiore di oltre il 10% al risultato produttivo del 2013, che già si era attestato sotto la media dei 5 anni precedenti.
L’anomalo andamento climatico della passata estate, con lunghi periodi poco soleggiati e temperature più basse della norma, ha penalizzato in termini di resa per ettaro sia i risoni lunghi del tipo “indica”, sia le varietà di risi da risotto; quest’ultima categoria appare la più danneggiata, anche perché nel 2014 ha registrato un aumento significativo degli ettari in produzione, mentre sembra meno colpita la categoria dei risoni a grana tonda.
“Quest’anno disporremo di ancor meno risone rispetto al raccolto 2013, che con 1,42 milioni di tonnellate era già nettamente inferiore alla media nazionale di 1,50 milioni. Sotto questo aspetto, la stima di un calo del 4%, diffusa già da settimane dall’Ente Nazionale Risi, mi pare molto ottimistica e ancora prematura”, ha commentato Giuseppe Ferraris, risicoltore a Novara e presidente della Federazione nazionale riso di Confagricoltura.
“Il mercato, nei primi tre mesi di campagna commerciale, ha movimentato una notevole massa di prodotto, nettamente superiore nello stesso periodo nei due anni precedenti”, ha concluso Ferraris, “ma ora bisognerà vedere se nei prossimi mesi gli acquisti di risone da parte dell’industria risiera proseguiranno allo stesso ritmo. Sull’andamento del mercato italiano ed europeo peserà infatti, anche nel 2015, l’effetto negativo della crescente quantità di riso importato senza dazio dalla Cambogia e dal Myanmar”.
Intanto anche la Coldiretti si sta muovendo per sostenere l’attenzione pubblica su questo importante prodotto nazionale e favorirne l’uso sociale. Il primo pacco di riso dell’iniziativa “Abbiamo RISO per una cosa seria – La fame si vince in famiglia”, nel quadro dell’impegno per l’affermazione del diritto al cibo e alla sovranità alimentare è stato donato al Santo Padre da Gianfranco Cattai, presidente della Focsiv, e da Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, ricevuti in udienza.
Il pacco di riso donato a Papa Francesco è prodotto dai coltivatori diretti della Filiera Agricola Italiana (FAI) che organizza e promuove sui mercati le produzioni dell’agricoltura familiare italiana, garantendo la tracciabilità, la sostenibilità ambientale e l’equa distribuzione del valore tra gli attori delle filiere, dal campo alla tavola. Scopo della campagna della Focsiv è combattere la fame nel mondo attraverso il sostegno all’agricoltura familiare, l’unica in grado di combattere questa ingiustizia e custodire il Creato.
Oltre il 70% di quanti sono vittime dell’insicurezza alimentare sono agricoltori a livello familiare, soprattutto piccoli produttori nel sud del mondo, con accesso limitato a risorse naturali, politiche e tecnologie, che da soli non riescono a rispondere ai cambiamenti in atto. La scelta del riso è altamente simbolica perché si tratta del cereale piu’ consumato al mondo ma è anche rappresentativo dell’equilibrio che esiste nell’attività agricola chiamata a svolgere un ruolo multifunzionale che garantisce sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. Con l’edizione 2015 che il 16-17 maggio vedrà più di 3.000 volontari nelle piazze italiane la FOCSIV ha optato per la distribuzione del prodotto italiano dei soci Coldiretti per salvaguardare e mantenere alta l’immagine del Made in Italy alimentare, in un’alleanza tra i produttori italiani e stranieri, entrambi penalizzati da logiche di mercato che mettono il profitto davanti all’uomo.
6 dicembre 2014
di Dario de Marchi