Giunta alla sesta edizione, la guida pubblicata da Slow Food Editore continua a essere un importante punto di riferimento per la vitivinicoltura italiana. «Oggi tutte le informazioni sono a portata di click, semplici da trovare e gratuite», ci dicono Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni, curatori della guida. «Vista in quest’ottica, Slow Wine parrebbe un orpello inutile: ma se così fosse, non si spiegherebbe come mai delle cinque edizioni, quella del 2015 ha registrato il maggior successo di vendite. Probabilmente, allora, ciò che si acquista con questa guida non si trova così facilmente sul web: noi vendiamo un sistema operativo, una chiave di lettura frutto dell’esperienza quasi trentennale di Slow Food in materia di vino e cibo».
Una guida, questa, che ha cambiato l’approccio alla valutazione dei vini, che non si limita più alla degustazione delle bottiglie con relativa assegnazione di punteggi. «Slow Wine è un cantiere aperto 365 giorni all’anno», continuano i curatori «una finestra spalancata sui vigneti. Si riparte dalla terra e questa è la vera rivoluzione: aver spostato a monte l’asticella, con la visita alla singola cantina e al territorio che la ospita. È questa la chiave di lettura che ci permette di giudicare in un secondo momento il vino, facendo nostri valori del rispetto del lavoro in vigna, dell’interpretazione del terroir e dell’esaltazione delle caratteristiche di una cultivar, che sono il fine ultimo dell’opera di un vignaiolo».
Valori ormai noti a chi segue Slow Wine da tempo: già nel 2009 i Vignerons d’Europe, riuniti proprio a Montecatini, espressero nel loro Manifesto la necessità di una vitivinicoltura sostenibile, assumendosi la responsabilità di preservare e migliorare la fertilità del suolo e l’equilibrio degli ecosistemi e di custodire e modellare il paesaggio nel rispetto della biodiversità e della cultura del proprio territorio. Il ritorno a Montecatini segna il bisogno di ribadire, a distanza di sei anni, l’importanza di questi valori affinché non vadano dimenticati né sottovalutati.
Per segnalare ai lettori le cantine che interpretano al meglio i valori di Slow Food dal punto di vista organolettico, territoriale e ambientale, la guida usa il noto simbolo della Chiocciola; la Bottiglia, invece, indica i produttori capaci di esprimere un’ottima qualità per ciascuna delle etichette presentate, e la Moneta, premia il buon rapporto qualità-prezzo delle bottiglie recensite.
Come nelle edizioni precedenti, inoltre, la redazione segnala i Vini Slow, che oltre a essere ottimi dal punto di vista organolettico riescono a esprimere caratteri legati a territorio, storia e ambiente; i Grandi Vini, eccellenti sotto il profilo organolettico, e i Vini Quotidiani, ottimi anche per il loro prezzo contenuto (non più di 10 euro in enoteca).
Menzionate anche le cantine che offrono ristoro (con una Pentola) e quelle che danno ospitalità per la notte (con una Chiave).
La Guida Slow Wine 2016 è stata presentata ieri al Nuovo Teatro Verdi di Montecatini Terme, nell’ambito del Convegno “Vino e Media: oltre i soliti noti. Un racconto lungo tutta la penisola tra produttori, cantine e territori”.
Redazione
25 Ottobre 2015