Per il Passito di Pantelleria in vista un nuovo importante riconoscimento mondiale. «Mai nessun Paese finora aveva proposto una pratica agricola come bene immateriale dell’umanità. Siamo in dirittura d’arrivo di un percorso avviato nel 2010: dal 3 al 5 settembre un organo di superesperti composto dai rappresentati di cinque Stati darà una prima valutazione alla candidatura, che per il ciclo 2013-2014 è stata l’unica presentata dall’Italia», ha detto Pier Luigi Petrillo, consigliere giuridico del ministero per le Politiche Agricole. intervenuto a Passitaly a Pantelleria.
Il ministero delle Politiche Agricole, infatti, ha proposto di inserire nella lista dei patrimoni dell’Umanità dell’Unesco la coltivazione ad alberello dell’uva di zibibbo a Pantelleria (Tp). A novembre i rappresentanti di 190 Paesi saranno chiamati a decidere se assegnare il prestigioso riconoscimento o meno all’ arte sapiente dei contadini dell’isola dove da generazioni si produce il vino passito, famoso in tutto il mondo per le sue caratteristiche.
Da quattro anni l’Italia lavora in questa direzione: il ministero delle Politiche Agricole ha elaborato un dossier a sostegno della candidatura, che a marzo del 2013 è stato presentato all’Unesco.
«Il giudizio definitivo», ha spiegato Petrillo, «lo avremo solo il 24 novembre, quando sarà oggetto di valutazione da parte dei rappresentanti di tutti i Paesi». Secondo alcune stime, nell’isola sono 700 gli ettari di terra coltivata per il passito. Fino a 20 anni fa erano circa 3 mila. Quest’anno la produzione media di uva di zibibbo è stata di circa 25 mila quintali.
«Riconoscere questa pratica come bene dell’Unesco per Pantelleria», ha detto Salvatore Gabriele, sindaco dell’isola, «ha un doppio significato: da un lato potrebbe rappresentare un ritorno alla terra per le nuove generazione e, dall’altro, assegnare un valore aggiunto al passito prodotto nell’isola».
Roma, 1 settembre
di Dario de Marchi