A Verona il vino scorre. Scorre al Vinitaly e alle molte manifestazioni di corredo. Scorre tutto l’anno, come le acque dell’Adige. Ma scorre anche nella cultura e nell’arte del capoluogo scaligero ed epicentro di zone dove la vocazione del vino è non solo nella fertilità dei terreni, a partire da quelli della Valpolicella, ma anche nei cromosomi culturali dei suoi cittadini. Che del vino hanno osannato e celebrato la coltivazione e la cultura. Così dal 12 aprile al 16 agosto 2015 si svolgerà a Verona, nel palazzo della Gran Guardia, a pochi passi dall’Arena, la mostra “Arte e Vino“. In concomitanza con Expo Milano 2015, la mostra di Verona analizza in numerose sezioni tematiche il ruolo che il vino ha avuto nell’arte italiana ed europea.
Si tratta di un percorso attraverso cinque secoli d’arte per celebrare il vino, i suoi miti e le leggende, in un intreccio quasi indissolubile tra sacro e profano attraverso i capolavori di artisti come Lorenzo Lotto, Tiziano, Guido Reni, Rubens, Tiepolo, ma anche De Pisis, Depero, Morandi, Guttuso, Picasso, e non sono tutti, riuniti eccezionalmente alla Gran Guardia di Verona, dove il profumo del vino lasciato dagli allestimenti del Vinitaly è ancora denso e attraente.
Realizzata in occasione di Expo 2015, la mostra ha l’obiettivo di indagare il tema del vino sotto una nuova luce, riproponendone la storia antichissima che abbraccia le grandi civiltà del passato ed evidenziando le radici profonde nella tradizione italiana.
Non a caso, “Arte e Vino”, ossia due eccellenze in una mostra unica, ha trovato la sua sede ideale nella città scaligera che da cinquant’anni ospita la più importante manifestazione espositiva del vino di produzione nazionale, per ribadire una volta di più l’adesione (non solo ideale) alle problematiche portate avanti dall’Expo Milano 2015 “Nutrire il Pianeta”. Promossa dal Comune di Verona, dalla Provincia Autonoma di Trento, ovviamente da Veronafiere, dal Museo Statale Ermitage, Mart e prodotta e organizzata da Villaggio Globale International e Skira editore, la rassegna si è avvalsa di un prestigioso Comitato scientifico che ha supportato i due curatori, Annalisa Scarpa e Nicola Spinosa, nella selezione delle opere, in modo che fossero le più significative di ciascuna epoca rappresentata.
Ecco quindi, grazie alla generosità di 90 prestatori italiani e internazionali, 170 capolavori che descrivono il caleidoscopico universo delle rappresentazioni del vino nell’arte attraverso i secoli: grappoli, calici che si intrecciano in brindisi ideali, in segno di comunione e di fratellanza , cascate di tralci e di pampini, Cristo che sottrae la vite e il suo frutto al Tempo assicurandone l’eternità.
Ma anche, e soprattutto, putti vendemmianti, menadi e satiri in processioni travolgenti e Bacco ebbro, Bacco in Trionfo, Bacco con Arianna, Bacco giovane e bello oppure vecchio e disfatto dal bere e dagli eccessi. Non manca però la fatica dell’ uomo, il lavoro nei campi, il raccolto col suo risvolto bucolico e agreste, il ciclo delle stagioni, il senso della terra, il rito del convivio, la gioia della festa. Immagini tra sacro e profano, racconti, allegorie, metafore, paesaggi, stati d’animo che si susseguono in un excursus che presenta opere dal ‘500 al ‘900.
Dalla suggestioni dell’antico e del Rinascimento alla monumentalità barocca, dal ‘700 seduttivo e mondano all’ottocentesca vita borghese fino alle astrazioni del XX secolo, la mostra veronese sottolinea dunque ancora una volta l’assoluto valore identitario del vino e del suo connubio con l’arte.
Il percorso espositivo prende l’avvio con le suggestioni dall’antico, una breve sezione che propone eccezionalmente la straordinaria Tabula Cortonensis, celebre testo etrusco in cui si parla del vino. A seguire, i tesori della pittura sacra con le rappresentazioni dell’”Ultima Cena”, fra cui quella di Tiziano (dalla Galleria Nazionale delle Marche), e delle “Nozze di Canaan”, prima fra tutte l’intensa versione di Luca Giordano (da Capodimonte), nonché le diverse tele ispirate alla “Cena in Emmaus”. Sui temi bacchici, come Sileni, Arianne, Baccanali, la fantasia degli artisti si è sbizzarrita soprattutto tra XVII e XVIII secolo: si va dalla classica visione del mito di Annibale Carracci (da Capodimonte) e dall’esuberante e gioiosa carnosità del Bacco Ebbro di Rubens (dagli Uffizi) al Bacco fanciullo di Guido Reni (dalla Palatina) al Baccanale di Nicolas Poussin (dal Museo del Prado).
L’atmosfera mitica e al tempo stesso trasgressiva dei Baccanali si stempera poi nelle scene di genere, nelle Vendemmie e nelle Allegorie dell’Autunno, che a poco a poco conducono il visitatore nella modernità attraverso opere di Jacob Jordaens (dall’Ermitage), Nicolas Tournier (dal museo di Le Mans), di Tiepolo, Snyders, Mola, Vassallo, fino ai paesaggi intensi ed emotivi di Inganni, Nomellini, Morbelli, Tito.
Infine, nel ‘900, la poetica del vino diventa elemento palpitante delle nature morte, come documentano Alla Gran Guardia i capolavori Picasso, Sironi, Depero, Morandi, De Pisis, Guttuso.
Una parentesi merita aprirla per un rilevante inciso storico che sarà esposto a Verona: la Tabula Cortonensis. È infatti il primo atto notarile della storia del vino. Un reperto storico del II secolo a.C.. Ma è anche uno dei documenti più importanti per tutta la storia etrusca; la terza iscrizione giunta a noi più lunga per contenuti. Vi si legge di Petru Scevas che cede dei terreni pregiati a vigna ai Cusu, figli di Laris. Oltre alle dettagliate misure del terreno e delle viti, la tavola ricorda l’importanza del vino, non prodotto di sostentamento, ma già all’epoca uno status che ogni famiglia ricca doveva avere. Sarà proprio la Tabula Cortonensis il primo documento ad aprire la mostra “Arte e Vino” nel Palazzo della Gran Guardia di Verona.
Un evento che vedrà ripercorrere attraverso l’arte tutta la storia del vino che parte proprio da Cortona. Il Maec (il Museo dell’Accademia etrusca e della città di Cortona), ha infatti predisposto per questa esposizione altre opere oltre alla Tabula. Tra queste anche una Oinochoe e una calice in bucchero del VI sec. a.C. oltre al Miracolo di San Benedetto, un olio su tela di Baccio Ciarpi 1610 d.C.
Marco Giannoni, presidente del Consorzio Vini Cortona, ha ricordato che “Cortona oltre a mettere in evidenza l’importanza e la storicità di questo prodotto nel nostro territorio, ci permette di essere presenti in un grande evento che è collegato a Expo e che vuole raccontare il vino passando per l’arte, concetto che da sempre noi sposiamo”.
Dalla figura di Bacco, dio dell’ebbrezza e della follia, agli episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, dai piaceri dei sensi alle rappresentazioni dei mesi e delle stagioni attraverso il lavoro in vigna, sono numerosissimi e antichissimi i legami tra il vino e la cultura italiana.
di Patrizia Marin
4 Aprile 2015