Pochi lo sanno ma c’è anche il vino dei pellegrini, che data nella storia dei tempi e che ancora si produce. In pellegrinaggio da Santiago de Compostela verso Roma e poi Gerusalemme, i peregrini portavano con sé i frutti più preziosi della propria terra e della loro identità culturale. Tra questi i semi della vigna.
È arrivato così in Toscana il Tempranillo, un vitigno spagnolo la cui migrazione è stata verificata da accurati studi del produttore Leonardo Beconcini sui cloni delle vigne di famiglia, in collaborazione con l’ Università Agraria di Milano e con l’Istituto Sperimentale di Selvicoltura di Arezzo. La ricerca ha accertato che i misteriosi cloni presenti nei vigneti dell’azienda di Pietro Beconcini erano di Tempranillo.
Grazie a questa scoperta, con il Decreto 2754 del 12 giugno 2009-11-12 codice 345, il Tempranillo N. nero viene iscritto all’Albo toscano.
“L’azienda sorge a poche centinaia di metri da una zona archeologica di posta romana ed in prossimità di Ponte ad Elsa. Si presuppone, dunque, che il luogo fosse un transito dei fedeli da secoli e che sia stato utilizzato come una delle direttrici per Roma della Via Francigena. Inoltre la zona di San Miniato ed in particolare Ponte ad Elsa erano nella direttrice che tagliava da Altopascio, nota sede di un ospedale e centro di accoglienza dei pellegrini”, ha detto Beconcini.
“Si ipotizza che famiglie di pellegrini spagnoli”, ha aggiunto il viticoltore fiorentino, “possano aver portato semi di vite Tempranillo e abbiano diffuso questa pianta nelle vicinanze di San Miniato, seminandola appunto, come era usanza dell’epoca”.
Leonardo Beconcini ha creduto nelle potenzialità di questo vitigno forestiero e lo ha coltivato a San Miniato. Dalla prima annata prodotta sono ormai passati dieci anni e per festeggiare il primo decennale si è tenuta a Firenze una gara cromatica tra due eccellenze del territorio: il tartufo bianco di San Miniato e i calici carichi di colore del Tempranillo. A sposare “il bianco e il nero” è stata la cucina stellata dello chef Marco Stabile, dell’”Ora d’Aria”, di Firenze, che ha preparato un menu a misura delle otto annate in degustazione di Vigna alle Nicchie.
3 dicembre 2014
di Enos Caneva