Ritorno alle origini e al genuino a Roma per il vino. Al via sabato e domenica la quarta edizione del “Natural Critical Wine”, alla Città dell’Altra Economia. Si rinnova così l’appuntamento che vede protagonisti grandi vini, i territori e i vignaioli che li producono. Oltre cinquanta i produttori che porteranno la ricchezza della diversità, presentando al grande pubblico i prodotti provenienti da molte regioni italiane, frutto di passione, di un’agricoltura biologica e biodinamica, di lieviti naturali e fermentazioni spontanee. Importante segnalare la partecipazione di nuove aziende vinicole: la Stekar della Slovenia, la Fenech dell’Isola di Salina e la Monte di Grazia, della Costiera Amalfitana con vigneti di oltre duecento anni.
“Naturale, vero, sincero, biologico, biodinamico, appassionato, autentico, semplice, ricco, umano”. Questi i dieci aggettivi che gli organizzatori della fiera amano usare per definire il vino che si assapora al “Natural Critical Wine”. Un viaggio nel mondo della qualità del vino naturale e del piacere della riscoperta di tradizioni antiche, sapori e profumi dimenticati, attraverso due giornate dedicate ad assaggi liberi, degustazioni guidate e conferenze.
Un’occasione di socialità in una festa che stimola anche alla riflessione sulla cultura alimentare e sul consumo dei nostri giorni, aspetti caratterizzanti la qualità della vita e l’economia del territorio.
“La manifestazione Natural Critical Wine”, ha spiegato Emilio Falcione, tra i promotori dell’evento, “mira ad incentivare un approccio critico e consapevole, fondato sull’affermazione del diritto all’individualità ed unicità del gusto, in contrasto con le attuali logiche di mercato che inducono una progressiva omogeneizzazione dello stesso, e alla salubrità del prodotto, valorizzando le produzioni a filiera corta, basate su tecniche naturali, artigianali e sostenibili. Oltre trent’anni fa Luigi Veronelli dichiarava che il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d’industria. Oggi per produrre un vino convenzionale si possono utilizzare in cantina oltre 300 diversi prodotti (ovvero additivi alimentari, legali, utilizzabili cantina per ‘correggere’ il vino, o meglio costruirlo). Questo vino non è più frutto della terra, ma un prodotto industriale, una merce che ha perso il suo valore di alimento per gli esseri umani”.
“Parafrasando Pasolini, la civiltà di un popolo si misura dalla sopravvivenza di un ambiente in cui vivano lucciole e farfalle”, hanno detto gli organizzatori di Natural Critical Wine: “Noi vogliamo riportare lucciole e farfalle nelle campagne e i contadini e i loro vini nelle città. Nelle nostre Fiere auto-organizzate pratichiamo il prezzo sorgente e la vendita diretta con la presenza del produttore. Autocertifichiamo i metodi di produzione, ed i rapporti di lavoro. Nei nostri vini oltre all’uva vi sono bassissime quantità di solforosa e nient’altro”.
di Enos Caneva
27 febbraio 2015