Maltempo e funghi: sono i fattori che hanno influito sulla vendemmia 2014. «Una vendemmia che», ha spiegato Rolando Manfredini, responsabile qualità della Coldiretti, «presenta una situazione diversificata sul territorio del Belpaese. Certo le notizie negative di alcune zone si sovrappongono a quelle positive di altre e per avere il quadro completo della situazione bisogna aspettare ancora qualche giorno».
Secondo gli esperti della Fondazione Edmund Mach-FEM di San Michele all’Adige (Trento), il più importante centro di ricerca scientifica, sperimentazione, consulenza e servizio alle imprese dell’ enologia italiana, «per ora a soffrire di più sono le varietà più precoci, come il Pinot Grigio e lo Chardonnay. Mentre stanno soffrendo di meno le varietà poste in altitudine come il Muller Thurgau o a acca rossa come il Cabernet o il Merlot».
«Il calo del raccolto previsto per ora dalla FEM attorno al 12% rispetto al 2013», ha detto Maurizio Bottura, responsabile Unità Viticoltura, «va comparato però con un raccolto, quello dell’anno scorso, che è stato di portata molto positiva. Quindi, si può dire che, per ora, se la situazione rimane così potremmo rientrare almeno per la quantità nella media».
Secondo Bottura «il maltempo continuo da giugno fino ad adesso ha compromesso parte dell’uva e i circa 40 giorni che ancora ci separano dalla fine della vendemmia saranno fondamentali dal punto di vista del raccolto e della qualità del vino».
Ed ha poi ricordato che «I problemi che già ci sono nei filari sono principalmente due: la botrite e il marciume acido. La prima è una malattia di tipo fungino il cui sviluppo è stato favorito dalle piogge che da metà giugno hanno colpito un po’ ovunque. La seconda è una conseguenza della botrite, caratterizzata da batteri su cui si insedia la drosophila melanogaster».
Secondo l’esperto, «in prossimità della vendemmia 2014, aumentando la quantità zuccherina della bacca e calando l’acidità, ci creano condizioni ancora più favorevoli alle malattie». Anche perché per Bottura «ci sono sui vitigni grappoli con acini turgidi e soggetti a possibili rotture dove si insedia la botrite e si formano ossidi nocivi. Bisogna fare una cernita e buttare a terra l’uva attaccata dal fungo».
Roma, 4 settembre 2014
di Dario de Marchi