Nell’Italia regina mondiale del vino non è facile destreggiarsi per un’offerta meravigliosa di vini e cantine, tale da disorientare chi non abbia frequentato specifici corsi e, quindi, abbia affinato le sue conoscenze oltre che i gusti. Diventa quindi davvero lodevole l’intrapresa di Luca Martini, “uomo del vino 2013”, quando fu eletto Miglior Sommelier del Mondo.
Collaboratore sin dalla nascita del progetto con “Wineverse”, insomma, Martini si diverte nel ruolo di “eno-talent scout” ad individuare cantine italiane emergenti, e a grosso potenziale da far scoprire ai wine lovers, che stanno aumentando di giorno in giorno!
Dopo aver passato oltre un anno a girare l’Italia per scovare grandi vini emergenti, l’“eno-talent scout”, in pieno spirito Wineverse, si è dato come obiettivo quello di accompagnare i suoi fan alla scoperta e degustazione di vini italiani, oggi ancora poco rinomati, ma di cui i sentirà parlare nel prossimo futuro.
“Ho pensato molto a da dove cominciare il nostro percorso ed ho deciso di non ‘giocare’ facile, scegliendo di approcciare fin da subito un argomento oggi tra i più confusi ed ‘amati-odiati’: i vini bio”, ha spiegato l’esperto internazionale, sottolineando che “la mia decisione è stata ispirata dalla ‘tendenza’ del momento, la continua ricerca di un miglioramento della qualità della vita, che si richiede anche ad un vino, magari biologico. Un ambito dove c’è molta confusione e poca informazione. Oggi c’è chi pensa che un vino biologico sia un prodotto che presenti dei difetti, c’è chi beve solo vino bio perché il vino è un prodotto della terra, e come tale debba essere il più naturale possibile. E gli slogan sulle magliette: ‘Solfiti Zero’?!”.
Così, ha aggiunto, “da amante, prima ancora che esperto di settore, dico che il vino migliore non esiste, c’è solo il vino che piace bere ad ognuno di noi! Buono o cattivo è un fattore puramente soggettivo”.
Così, per dimostrare il suo impegno e confermare la sua mission, Luca Martini ha cominciato il suo percorso da una selezione di 4 vini, tutti bio, di differenti territori, vitigni e produttori: un’azienda, Gulfi, leader nel panorama del biologico, abbinata a tre vini di altrettante cantine emergenti, Val d’Oca, Foraci e Cataldo Calabretta.
Ecco le sue proposte, partendo dal vino bio più affermato.
Il “Nero Sanlore” annata 2009, un Nero d’Avola in purezza. Prodotto nelle vigne ad alberello nell’estremo sud della Sicilia, a Pachino, nelle vecchia e rinomata contrada di San Lorenzo, da cui in forma dialettale prende il nome l’etichetta. Un vino esuberante e dotato di forte vigore. Al naso si presenta compatto e fitto, con sentori di ciliegia sotto spirito, per il suo abito “alcolico” da 14.5% di titolo alcolometrico volumico. “Ciò che sorprenderà sarà la sua nota salina, quasi di oliva nera, di oliva in salamoia. Bellissimo il suo tocco minerale, di ardesia, di tufo. Un ossimoro di nota dolce amaro, sinonimo di eleganza di questo vino e di questo vitigno, non riscontrabile in tutti i Produttori, ma che sicuramente in Gulfi è palpabile!”, ha spiegato l’“eno-talent scout”
L’entrata in bocca è potente, avvolgente, ma di una rotonda eleganza, il finale è sorprendentemente amaricante. Insomma, ha detto, “un vino e un’azienda icona dei vini biologici che anche chi, come Lifegate, fa degli stili di vita sostenibili il proprio “mantra” ha deciso di celebrare (http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/con-gulfi-il-nero-davola-diventa-verde)
Partito “facile” con un grande produttore noto, i 3 vini che Luca Martini propone: una bollicina, un bianco e un Nero d’Avola, di contro, dell’estremo nord-ovest della Sicilia, a Mazzara del Vallo, vicino a Marsala:
“Bioldo” s.a. Valdobbiadene Prosecco DOC dell’azienda Val d’Oca, vitigno Glera in purezza; “Ansonica” annata 2013 Calabria IGT, vitigno Ansonica in purezza; “Òfeo” annata 2014 Sicilia IGT, vitigno Nero d’Avola in purezza.
Il Bioldo di Val D’Oca è una Glera spumantizzata, nato per tutelare il consumatore ed il territorio. Le uve sono coltivate rispettando i metodi di agricoltura biologica in una zona particolarmente vocata e protetta dalla proprietà. Gli agricoltori, infatti, che si occupano di questi grappoli rispettano precise tecniche di coltivazione organica, non vengono utilizzati prodotti di sintesi, nessun fitofarmaco non naturale è permesso, e la lotta contro gli agenti infestanti avviene esclusivamente con metodi offerti dalla natura, per esempio con la pratica della sfogliatura, che grazie al maggior passaggio di aria e luce, evita la probabilità di attacchi dei parassitari sulla pianta. La cura, la tradizione, l’amore per la terra sono i principi basilari che permettono agli agricoltori di raccogliere al momento della vendemmia un prodotto superiore, di qualità e buono. Vendemmiato rigorosamente a mano, i grappoli vengono immediatamente lavorati, per garantire la freschezza e profumi floreali e fruttati. L’inaspettata Ansonica di Cataldo Calabretta, un IGT Calabria alquanto sui generis. E non è solo un gioco di parole definirla “insolita”, perché è strano che un produttore calabrese abbia puntato su un vitigno, la cui coltivazione è prediletta nelle Isole. Per esempio in Sicilia, dove prende il nome di Inzolia, ma la maggior diffusione la si ha sull’Isola d’Elba e sull’isola del Giglio, dove viene vinificata spesso nella versione di vino passito. L’Ansonica ha un colore giallo paglierino, molto delicato, con profumi di frutta e di fiori, che talvolta può avere note mediterranee. L’etichetta di Cataldo Calabretta fa subito pensare al mare, è floreale, fruttata e sapida e davvero il vino perfetto per la sua persistenza aromatica e sapidità, da abbinare ad un piatto di pesce alla griglia, condito da un filo di olio extra vergine di olive e magari Alto Crotonese DOP, anch’esso dal colore chiaro e dai riflessi verdolini. Il gusto è delicato e sottile, come si addice alla spremitura dell’oliva Carolea. Insomma un vino perfetto per aprire la stagione del barbeque!
E per chiudere il cerchio del suo viaggio nel mondo del bio, Luca Martini torna in Sicilia, con Òfeo Nero d’Avola della Cantina Foraci, ma questa volta siamo all’estremo nord-ovest, a Mazzara del Vallo. Per giocare con il vitigno, per far cogliere le sfumature che ci possono essere tra un Nero d’Avola del “Nord” e uno del “Sud”, e le differenze tra un vino che fa passaggio in legno, il “Nero Sanlore” di Gulfi, oppure più fresco, perché vinificato solo in acciaio, come nel caso di Foraci che, per scelta aziendale e con grande semplicità, vuole trasmettere al consumatore, il proprio amore di viticoltore, coniugando nel rispetto dell’ambiente e delle secolari tradizioni enoiche siciliane il passato ed il presente.
di Dario de Marchi
15 Marzo 2015