Il “patrimonio” dei vitigni italiani si consolida con nuove piante grazie anche alla ricerca. Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha infatti protocollato nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite dieci nuovi vitigni sviluppati dall’Università di Udine e dall’Istituto di Genomica applicata di Udine.
Si tratta di cinque uve a bacca bianca e di cinque a bacca rossa così denominati: “fleurtai”, “soreli”, “sauvignon kretos”, “sauvignon nepis”, “sauvignon rytos”, “cabernet eidos”, “cabernet volos”, “merlot khorus”, “merlot kanthus”, “julius”. La caratteristica principale dei dieci nuovo vitigni è la loro maggiore resistenza alle malattie, ottenuta grazie a studi e incroci condotti dal 1998 ad oggi.
Il ministro Maurizio Martina ha detto che “l’Italia si conferma così come un punto di riferimento per la ricerca in campo agroalimentare ma possiamo fare ancora di più. Gli studi condotti dai centri della Regione Friuli-Venezia Giulia dimostrano che abbiamo grandi professionalità, in grado non solo di cogliere le opportunità, ma di anticipare le sfide di mercato. Aver cominciato già nel 1998 un lavoro attento ed efficace su vitigni più resistenti e quindi che contribuiscono alla sostenibilità della nostra agricoltura ne è evidente dimostrazione. Ora siamo pronti a fare un salto di qualità ulteriore, attraverso il nostro piano per lo sviluppo delle biotecnologie sostenibili”.
Il ministro ha aggiunto rilevando che “con pratiche come il genome editing e la cisgnesi, infatti, risultati come quelli presentati oggi si potranno ottenere anche in tempi meno lunghi e tutelando la nostra biodiversità con ancora più strumenti. La vite sarà uno dei punti centrali del piano, perché mantenere la leadership in un settore che vale per l’Italia oltre 14 miliardi di euro significa investire con convinzione in ricerca pubblica. Siamo stati protagonisti, insieme alla Francia, del sequenziamento del genoma della vite e ora siamo pronti a sviluppare filoni di studio per ottenere vitigni più resistenti alle malattie, in grado di resistere ai cambiamenti climatici e a salvaguardare il profilo qualitativo delle uve. Sono obiettivi ambiziosi sui quali investiremo a fondo nei prossimi tre anni”, ha concluso Martina.
di Leonzio Nocente
23 Gennaio 2016