Vino: la sfida per il successo futuro dalla cantina si sposta nella vigna grazie al matrimonio con innovazione e ricerca per ottenere alta qualità, compatibilità e sostenibilità.
Il futuro del vino italiano si sposta dalla cantina alla vigna per non fermarsi sui successi mondiali sin qui conseguiti. Vinta la competizione in cantina, la viticoltura Made in Italy per continuare ad essere non solo competitiva ma anche compatibile, sostenibile, di alta qualità e sana deve infatti affrontare la sfida nel vigneto, ove c’è spazio di interventi e miglioramenti grazie al ‘matrimonio’ con la ricerca e l’innovazione scientifica e tecnologica. E’ l’indicazione emersa dal vertice dei maggiori scienziati e produttori del vino, non solo italiani, che hanno preso parte al 1° Forum internazionale di “Wine Research Team WRT“, progetto voluto da Riccardo Cotarella, presidente dell’Assoenelogi e dell’Unione mondiale degli Enologi, e svoltosi nella residenza palladiana di Villa Sandi, in piena zona del Prosecco. Presenti tra gli altri Sandro Boscaini, presidente della Federvini, e il produttore Massimo D’Alema. Aprendo i lavori Giancarlo Moretti Polegato, titolare di Villa Sandi, ha ricordato che “come famiglia siamo sempre stati aperti a tutte le innovazioni. E lo dimostra la storia imprenditoriale di successi mondiale di mio fratello Mario con la Geox. Siamo soci fondatori di WRT e Riccardo Cotarella ha saputo mettere assieme le imprese e gli obiettivi. I risultati della nostra ricerca scientifica non resteranno patrimonio esclusivo di WRT, ma li condivideremo con il mondo del vino”.
Impossibilitati ad essere presenti per impegni istituzionali, Maurizio Martina, ministro delle politiche agricole, e Luca Zaia, governatore del Veneto, hanno fatto pervenire le loro testimonianze. Il ministro, dopo aver sottolineato che “per rendere l’Italia sempre più leader nel vino è ancor più importante puntare sulla ricerca e innovazione per interpretare con chiavi nuove la nostra esperienza vitivincola”, ha rilevato che “come Governo stiamo lavorando per rafforzare la ricerca pubblica proprio sul vino, uno dei cardini del modello agricolo italiano. Nel Piano nazionale per le biotecnologie sostenibili, finanziato con 21 milioni di euro, lo studio della vite, lo sviluppo di ricerche che proteggano la nostra biodiversità da malattie e cambiamenti climatici assumono un ruolo centrale”. Da parte sua Zaia ha messo in evidenza “il concetto di ‘fare squadra’, che deve essere attuato non solo in termini di marketing e di penetrazione sui mercati, ma anche di sostenibilità delle produzioni e loro qualità. E’ evidente che il mercato sta maturando con sorprendente rapidità e con esso la domanda di vini sempre più sani, naturali, buoni e fascinosi”.
Il prof. Vincenzo Tassinari, presidente di WRT, ha rilevato che “nei due anni di attività abbiamo ottenuto molto spazio e la stessa nostra presenza ad Expo Milano 2015 è stata la testimonianza della validità della nostra rete di 35 imprese, a cui si sono appena associate un’azienda francese”, la Chateaux Frusseille, e una giapponese, la Camel Pharma. Ed ha ribadito che “abbiamo una sfida globale che si vince solo stando assieme. E l’esperimento che siamo facendo è unico e permette alle nostre imprese di pensare al futuro e alle competizioni che abbiamo davanti. Anche perché è il mercato dei consumatori che dirige le tendenze. I consumatori sono e saranno sempre più connessi, informati e aggiornati su quello che viene di buono ma anche di cattivo. Saranno sempre più esigenti, vorranno garanzie di innovazione. WRT permette di sviluppare una alleanza scienza, ricerca, produttori che parte dalla nostra produzione affinché essa sia sempre più sostenibile, fatta con le migliori pratiche grazie a sperimentazioni che da soli non avremmo potuto fare”.
Il promotore del progetto WRT, Riccardo Cotarella, presidente dell’Assoeneologi e dell’Unione Internazionale degli Enologi, ha detto che “Nel nostro mondo (dell’uva e del vino) sono ancora presenti un certo numero di “consiglieri”improvvisati e assolutamente impreparati che mal informano i produttori. Spesso risultano imbroglioni e una sorta di sciamani e rabdomanti. Per questo c’è la necessità di istituire tante vere strutture che portino alla vera sostenibilità, alla compatibilità, al mantenimento di una elevata qualità attraverso la scienza”. Cotarella si è soffermato ad elencare le sperimentazioni che WRT sta portando avanti, come quelle sugli induttori di resistenza per abbassare di almeno la metà i trattamenti chimici; gli interventi sui porta-innesti che consentano di superare delle criticità, come la siccità e il calcare; la creazione di vitigni e cultivar resistenti alle malattie; il superare prodotti chimici che con il passare degli anni non saranno più efficaci; le nuove tecniche di appassimento; la piattaforma di raccolta dati su tutti i lavori”.
Entrando nel dettaglio scientifico, il prof. Attilio Scienza, docente e ricercatore di viticoltura all’Università di Milano, ha tra l’altro messo in evidenza che “se non interveniamo rischiamo di avere in futuro piante sempre più deboli. La sostenibilità del vigneto comincia con il rispetto del suolo per dare poi sostenibilità al nostro lavoro. La biodiversità dei vigneti ci consente di capire come funziona il nostro suolo, è un indicatore per darci informazioni su come operare in futuro, su come mettere in atto strumenti adatti e conservativi ai fini della viticultura. Dobbiamo consentire ai viticoltori di essere i primi ad automisurarsi e capaci di intervenire tempestivamente quando qualcosa non funziona”. Ad esempio, ha aggiunto Scienza, “è fondamentale la conoscenza del ruolo delle radici del vitigno, il cervello della pianta. Tutto quello che vediamo all’esterno ha come base le radici. Prima l’approccio dell’agronomia era esterno. In realtà i segnali che dà la radice sono segnalatori, messaggeri, piccole sequenze di base che emergono e che ci dicono come comportarsi per evitare fenomeni negativi se non distruttivi”. Insomma, “vogliamo conoscere, gestire e misurare. Conoscere cosa abbiamo nei nostri vigneti, scegliere gli strumenti migliori e programmare gli interventi più adatti, usando anche i big data per intervenire con tempestività e precisione con modelli produttivi”, ha concluso il docente.
Tra i relatori anche il prof. Fabio Mencarelli, docente di enologia all’Università di Viterbo, tra le sperimentazioni fatte e in corso da parte di WRT, si è soffermato in particolare su due. “Una riguarda i vitigni dell’Amarone, la defoliazione in campo e l’appassimento differenziato delle uve. L’altra”, ha detto, “è in corso in vitigni di diverse aziende e concerne la gestione della temperatura della macerazione delle uve dopo la raccolta e prima della vinificazione. Di esse avremo i primi risultati in ottobre”.
Il produttore oltre che già leader politico Massimo D’Alema, che con l’azienda vitivinicola della moglie Linda Giuva fa parte del Progetto WRT, ha espresso grande attenzione alle sperimentazioni in atto, “Partecipiamo agli esperimenti per la produzione di vini senza solfiti con risultati molto soddisfacenti, in termini di gradevolezza e di facile bevibilità. Per questo seguiamo con interesse le novità orientate alla riduzione dell’uso della chimica in vigna per ottenere prodotti di qualità tutelando maggiormente l’ambiente e la salute dei consumatori. Insomma, in WRT ci sono molte idee su cui lavorare concretamente per una migliore gestione delle nostre aziende e produrre un vino che sia ancora un elemento culturale”, ha detto l’ex premier.
Da parte sua Sandro Boscaini, presidente della Federvini, ha sostenuto che “il Progetto WRT è molto positivo e da seguire con enorme attenzione. Abbiamo bisogno di vendere le emozioni che vengono dalla terra e dagli uomini appassionati produttori di vino. Ma questo da solo non basta. Il mondo del vino deve infatti essere aggiornato anche secondo le indicazioni di scienza e ricerca per fare davvero l’interesse dei nostri viticoltori e dei consumatori”.
Anche Maria Ida Avallone, titolare di Villa Matilde nel casertano e che ha riesumato il Falerno, il vino dei romani, partecipa al Progetto WRT: “E’ un’adesione che ci rende orgogliosi per l’opportunità che offre a tutti noi di guardare verso la nuova frontiera del vino italiano di qualità, sostenibilità e compatibilità. Ma anche perché i frutti della ricerca scientifica applicata saranno condivisi con tutti”.
Marco Sabellico, curatore delle Guide dei vini del Gambero Rosso, “WRT è straordinario esempio di come noi italiani, quando vogliamo, riusciamo a fare squadra e innovazione. Dovremmo applicare più spesso questo schema al mondo del vino e noi come ‘Equalitas’ abbiamo fatto la stessa cosa intelligente per trovare soluzioni ai problemi contemporanei. La squadra funziona e, quindi, WRT raccoglie le sfide tecniche dell’enologia del futuro non dimenticando l’ambiente e il sociale. Il Gambero Rosso dà nota non solo dell’eccellenza italiana, ma fa da cassa di risonanza internazionale ad essa”.
Fabrizio Carrera, direttore del giornale ‘Cronache di Gusto’ e tra i relatori dell’evento a Villa Sandi, ha rilevato che “il vino ha bisogno di futuro per essere compatibile, un’esigenza per andare incontro ai consumatori di domani. E il progetto WRT può rispondere a questa attesa. Oggi una delle parole più importanti del vino italiano è ‘bevibilità’, cioè qualcosa che oltre che buoni sia soprattutto digeribile”.
Marcello Coronini, critico enogastronomico e ideatore di Gusto in Scena, manifestazione che si tiene a Venezia, sottolinea quanto siano importanti i principi di WRT, che tra l’altro “condividono il mio progetto della ‘Cucina del Senza’, senza usare sale, grassi o zuccheri aggiunti, che si basa sul concetto di produttori che tolgono tutti i trattamenti che non sono indispensabili e non sono positivi per la salute”.
In un video messaggio il giornalista e produttore Bruno Vespa, trattenuto all’estero, ha espresso apprezzamento per il progetto rilevando come “il vino è nella storia dell’uomo ed è uno degli elementi della consacrazione eucaristica. Il vino deve guidarci verso una via virtuosa in cui la vita e il lavoro dell’uomo continuino a dare risultati straordinari, non solo di qualità ma di compatibilità”.
Il giornalista americano John Defterios, Middle East Marketplace della CNN, dopo aver parlato dei mercati internazionali, ha riconosciuto non solo che “il vino italiano nel mondo è davvero straordinario ma, soprattutto, è straordinaria la varietà dei suoi prodotti, che non ho trovato altrove, sia in termini di vini che di territori”.
di Patrizia Marin
16 Luglio 2016