Un “albergo diffuso”, realizzato con i fondi europei a Quaglietta, nel Comune di Calabritto, in Irpinia, ha salvato un borgo storico, a 500 metri d’altitudine, altrimenti destinato allo spopolamento e poi alla sparizione. Il recupero del centro, con un progetto di riqualificazione che ha mantenuto ed esaltato i segni medioevali dello storico villaggio, ha portato alla realizzazione di 80 alloggi che costituiscono un “paese-albergo” tra i più suggestivi e accoglienti dell’alta Irpinia. Dopo il restauro sarà così il turismo ha ridare vitalità a questo suggestivo borgo.
“Il nostro obiettivo, da realizzare concretamente con progetti come questo, è quello di impedire, puntando sul turismo, sulla storia e sull’ambiente, la desertificazione delle aree interne della Campania”, ha detto Vincenzo De Luca, governatore della Campania, inaugurando il complesso appena riportato in sesto, ed ha poi sottolineato di voler puntare soprattutto su quella che è una priorità: “creare lavoro”, obiettivo ore il quale ara necessaria una svolta come quella di “portare la banda larga nelle aree interne, per dare la possibilità alle imprese di investire anche lontano dalle aree metropolitane”.
La storia di Quaglietta è legata a quella del castello e del borgo sottostante. Di origine longobarda, il castello nacque per esigenze militari, come baluardo difensivo di un territorio continuamente conteso e soggetto a ripetute invasioni da parte dei conquistatori del momento, non ultimi i Saraceni che risalivano il Sele per le loro scorribande predatorie. La posizione geografica nella valle lo rese strategicamente importante rispetto agli altri castelli dei paesi circostanti, tanto da farlo diventare, nel XII secolo, sede di un importante comando militare di riferimento, affidato dai normanni a Robertus de Quallecta, di fatto primo signore di Quaglietta. L’ultimo barone di Quaglietta, Gaetano Del Plato, ha trasmesso la proprietà ai suoi discendenti, che hanno continuato per lungo tempo a fare manutenzione e ad abitarlo, facendolo arrivare in buono stato fino al terremoto del 1980, di recentissima memoria
Dopo la presenza longobarda e normanna, questo maniero è andato ad ingrandirsi nei secoli fino ad ospitare la chiesa baronale nel seicento. Dell’edificio sacro resta un mistico altare in pietra e un sarcofago, che riprende in un bassorilievo le sembianze di un nobile con gorgiera ed abiti seicenteschi. Alla rocca medievale si accede attraverso un monumentale arco in pietra: si entra in un’ambientazione surreale dove il tempo ha fuso storia e natura. Su questo rilievo le costruzioni umane sono un tutt’uno con la roccia viva da cui sono state erette. Sulla sommità del castello, su una delle terrazze panoramiche più belle della Campania, è davvero forte il richiamo all’epoca di cultura e barbarie che fu il lungo medioevo europeo. E nel territorio circostante, ai piedi del borgo, coltivazioni di zenzero, una produzione tipica locale che ha poi anche ispirato la gastronomia.
di Eleonora Albertoni
03 Maggio 2016