L’innovazione tecnologica va incontro all’enocoltura e alla salute dei viticoltori soprattutto delle zone alte collinari. Un nuovo prototipo di impianto fisso per l’irrorazione è stato infatti presentato dall’università di Padova per trattare i vigneti eliminando i rischi che derivano esposizione del personale addetto ai prodotti fitosanitari. Lo stratagemma tecnologico è stato ideato ambito del progetto Deriva (Difesa ecosostenibile per la riduzione dell’inquinamento nella viticoltura avanzata), finanziato dalla Regione Veneto e dalla Camera di Commercio di Treviso e consiste in un impianto fisso per trattare i vigneti in alta collina che, una volta ottimizzato, potrebbe permettere di sostituire l’elicottero e l’impiego della lancia a mano, eliminando l’esposizione ai trattamenti da parte di chi lavora tra i filari, così come la dispersione dei prodotti fuori dalle aree interessate.
Il progetto, sviluppato in collaborazione con il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, favorisce il rispetto della Direttiva 128 sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che vieta l’irrorazione aerea, utilizzabile solo in deroga per la difesa ordinaria e per contrastare un’emergenza fitosanitaria nei casi in cui non siano praticabili modalità di applicazione alternative, oppure quando l’irrorazione aerea presenti evidenti vantaggi in termini di riduzione dell’impatto sulla salute umana e sull’ambiente.
Dopo anni di lavoro martedì 22 luglio si è testato in vigneto il risultato, durante il primo dei due Field Day in programma, mentre il secondo si è tenuto il 27 agosto, ed è stato dedicato a l’impianto a terra semifisso per la distribuzione dei prodotti fitosanitari in collina). Lo scopo è stato quello di far toccare con mano ai viticoltori e ai residenti come sia possibile migliorare in maniera sostanziale la compatibilità ambientale della difesa fitosanitaria in viticoltura, utilizzando macchine tecnologicamente più avanzate, mettendo in essere tutta una serie di misure di mitigazione e adeguando i comportamenti operativi.
Per il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore si tratta di un ulteriore passo in avanti nella sensibilizzazione alla pratica di una viticoltura sempre più green.
“Il Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, da sempre attento allo sviluppo di una viticoltura rispettosa dell’ambiente e delle persone, ha creduto molto in questo progetto”, ha detto Innocenzo Nardi, presidente del Consorzio, rilevando che “la deriva è un fattore centrale nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari. Il lavoro svolto dall’Università di Padova, con il personale del Consorzio e di concerto con due aziende della nostra denominazione, ha permesso di ottenere risultati importanti che si sono potuti vedere sul campo. Per il Consorzio si tratta di uno dei più importanti studi in corso per tutelare il territorio a 360 gradi. Questi progetti si accompagnano al Protocollo Viticolo, divenuto negli anni sempre più restrittivo. Questo evidenzia come ci sia da parte nostra un’attenzione e un impegno costante nel promuovere un uso limitato dei prodotti fitosanitari”.
La soluzione proposta con questo prototipo consiste nel “trapiantare” su atomizzatori esistenti un gruppo ventola di ultima generazione, caratterizzato da un attento studio dei parametri costruttivi e funzionali per l’ottimizzazione della dinamica del getto d’aria prodotto, che è il diretto responsabile della deposizione della miscela antiparassitaria entro la vegetazione evitando le dispersioni fuori bersaglio (deriva). L’operazione è stata effettuata con la collaborazione della ditta Caffini di Palù (VR), produttrice di macchine irroratrici, con la quale è stato opportunamente adattato un ventilatore derivato dal modello commerciale “Synthesis”.
L’operazione di installazione del gruppo ventola è effettuabile con l’ausilio di attrezzature generalmente presenti nelle aziende agricole o, al più, con l’assistenza di un’officina meccanica generica. L’intera operazione richiede solo alcune ore di lavoro. Durante l’incontro, è stato posto in evidenza anche l’effetto delle siepi campestri. La ricerca dell’Università di Padova ha permesso di rilevare come queste siano utili misure di mitigazione della deriva in grado, se combinate con macchine innovative di ridurre la dispersione dei prodotti fitosanitari anche del 90%.
A presentare il progetto Deriva è stato il prof. Giuseppe Zanin, del Dipartimento DAFNAE dell’Università di Padova. Cristiano Baldoin, del Dipartimento TESAF dello stesso ateneo ha spiegato il funzionamento del kit antideriva e confrontato un atomizzatore tradizionale ed uno modificato con verifica in campo in situazioni operative diverse. La deriva è stata valutata attraverso l’analisi di cartine idrosensibili che segnalano la precisione durante le distribuzioni. La valutazione della deriva in assenza o presenza di una siepe con porosità ottica diversa e possibilità di riduzione dell’ampiezza della fascia di rispetto è stata invece illustrata dal dott. Stefan Otto dell’IBAF-CNR Padova.
Nel Field Day del 27 agosto è stato presentato l’impianto a terra semifisso per la distribuzione dei prodotti fitosanitari, da utilizzare nelle aree di alta collina, non percorribili dai trattori e per questo trattate con l’elicottero. In questo modo da un lato sarà preservata la viticoltura eroica di questi territori estremi, dove le pendenze sono ragguardevoli anche per il lavoro manuale, imponendo ai viticoltori, spesso persone anziane, un lavoro gravoso e fisicamente debilitante.
Roma, 29 agosto 2014
di Dario de Marchi