I grandi sono davvero tali quando, con inaspettata umiltà e inusitata forza, sanno cogliere il momento giusto per passare la mano pur essendo all’apice del successo. Ho conosciuto Oscar Farinetti ad Alba quando di Eataly ancora non se ne immaginava lontanamente la nascita e il futuro esplosivo. Lui, sul finire degli anni ’90, già denotava grandi capacità organizzative, doti di enorme intuizione e sensibilità commerciali sugli umori e sui delicati e complessi flussi dei mercati. Un comparto dove emotività e umori fanno la differenza. Farinetti si occupava soprattutto di elettrodomestici bianchi dai vertici di un nascente colosso qual già si stava rivelando Unieuro.
A cena, sulla tovaglia di carta della trattoria di Alba dove eravamo in pochi, Farinetti – come se fosse un visionario illuminato – scriveva numeri, anzi disegnava panorami, quasi come se avesse avuto in testa i desideri segreti di ciascuno dei milioni degli italiani e li raffigurasse in scenari su cui operare. E forse quei dati li aveva davvero in testa. Ero affascinato e incantato da questo uomo dei numeri, che rappresentano persone e logiche e che rappresentavano il suo business di allora. Come quello di oggi. Anzi fino ad oggi.
Ora Oscar, all’apice del suo successo manageriale internazionale, che è diventato il successo del Made in Italy nel mondo, ha deciso di rottamarsi da Eataly. Da inizio di ottobre quello che è universalmente conosciuto come il supermercato mondiale delle eccellenze eno-agroalimentari Made in Italy sarà infatti guidato da Andrea Guerra, l’ex amministratore delegato di Luxottica e già consigliere di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Insomma, Farinetti non ha più alcuna carica in Eataly, mentre le azioni erano già passate da un po’ di tempo ai figli, Francesco, 35 anni, e Nicola, di 30, affiancati da un loro amico, Luca Baffigo, 40 anni, che Farinetti considera come un figlio, tutti tre ai vertici del gruppo.
Farinetti, che ha appena raccontato questa sua uscita dalla scena di Eataly in una intervista a “La Stampa”, da patron e creatore del gruppo alimentare, riserva a se stesso il ruolo di “panchinaro” e non entra più nelle scelte organizzative. Ma non si osi immaginare che si metta in panciolle a seguire l’azienda vinicola, Fontanafredda, una delle sette top storiche italiane che fanno parte di ISWA-Italian Signature Wines Academy( le altre sono Allegrini, Caprai, Feudi di San Gregorio, Marchesi de’ Frescobaldi, Planeta e Villa Sandi). Farinetti ha già due progetti di cui si sta già dedicando: Uno è Fico Eataly, ossia il più grande parco tematico del mondo dedicato al cibo e che sorgerà a Bologna. L’altro è Green Pea, attivo nel dettaglio, che decollerà da Torino, dove nacque il primo Eataly.
”Oscar Farinetti è stato uno dei pochi a capire che il mondo di oggi si muove sulle emozioni”, ha sintetizzato parlando con The Financial Times il top manager ’”erede”, Andrea Guerra (che ha il 5% di Eataly), già amministratore delegato di Luxottica e consulente di primo piano del premier Matteo Renzi a palazzo Chigi.
Fondato 10 anni fa in Piemonte, Eataly è ora un gigante da 350 milioni di euro di ricavi, di cui 10 milioni che arrivano dal suo punto vendita americano di New York. Eataly ha aperto da poco a Seul e aprirà a Monaco prima di Natale. Un secondo negozio è in programma nella prossima primavera a New York, vicino Ground Zero. Sarà seguito da Los Angeles e Boston. Il debutto in Gran Bretagna è calendarizzato per l’autunno del prossimo anno e poi seguirà Parigi.
Non si può negare che anche Eataly ha dato una grosso mano nel sostenere e favorire il successo del Made in Italy enogastronomico e dintorni nel mondo, mettendo a disposizione ampi spazi dove vedere, degustare e comperare queste prelibatezze, portandole così alla portata di mano dei consumatori. Proprio come Farinetti fece molti anni fa con gli elettrodomestici, rendendoli più accessibili.
di Dario de Marchi
1 Ottobre 2015