“Sono io che chiedo garanzie e sono io che sollecito con forza decisioni rapide, rapidissime”. Lo sottolinea Diana Bracco, commissario di Padiglione Italia e presidente della società Expo Milano 2015, in un’intervista al “Corriere della Sera” di sabato 18 ottobre, dopo il vertice con il presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone seguito agli arresti disposti dalla magistratura milanese per Antonio Acerbo.
Diana Bracco dice di essere “preoccupata” e, per questo, afferma, “io per prima sollecito soluzioni che, anzi, mi aspettavo di avere già ieri, anche perché da tempo io chiedo di rinforzare i ruoli chiave. Serve subito un nuovo Rup che porti avanti il processo degli appalti e dia indicazioni agli ingegneri e agli operai: il nostro cantiere non può aspettare il 31 ottobre”.
“Il Padiglione Italia”, ha spiegato Bracco, “come soggetto è quello che mette i contenuti, che propone il tema, cerca sponsor, coinvolge le istituzioni, i Comuni, le Regioni. Cose che abbiamo fatto e stiamo facendo con ottimi risultati. Ma la stazione appaltante delle strutture è la società Expo e le scelte sui nomi dei manager devono arrivare di lì. Ovviamente ne discuto con il commissario Sala, ma la parola finale non è mia”.
Quanto ai tempi, “in questo momento, il cronoprogramma è rispettato. Certo che i tempi mi preoccupano: noi abbiamo fatto la nostra parte cercando di semplificare alcuni progetti rispetto all’inizio. Nessuno però aveva messo in conto questa vicenda giudiziaria”, ha detto ancora Diana Bracco riferendosi agli arresti di Acerbo per il quale, ha affermato, “mi dispiace molto sul piano umano. Spero sempre che le persone possano chiarire”.
Nessun problema, invece, sul ‘fronte’ degli espositori. “Il progetto”, ha sottolineato Diana Bracco, “piace, tanto è vero che abbiamo raccolto quasi 60 milioni di euro da enti pubblici o privati che saranno presenti nel Padiglione”.
Quanto alla richiesta di una nuova governance, “credo che tutti dovremmo ricordarci una questione fondamentale: su Palazzo Italia c’è la nostra bandiera, c’è il tricolore. Per questo non possiamo permetterci di fallire, per questo dobbiamo sentirci tutti responsabili di quello che facciamo. Non stiamo dicendo di togliere trasparenza -sottolinea ancora- ci mancherebbe altro. Ricordo però che con Expo l’Italia deve dimostrare di saper organizzare un evento, di saper attrarre, di saper gestire. Possiamo fallire su questo davanti al mondo? Dobbiamo lavorare tutti insieme”.
Da quando è cominciata l’ ‘avventura’ Expo2015, ha aggiunto Bracco, “ci sono stati molti ritardi all’inizio, come è stato ripetuto, dalla definizione della governance all’acquisizione dei terreni. Poi non dobbiamo dimenticare che questo è un grande evento in cui si parte da nulla: rendo atto al commissario Sala di avere messo insieme in poco tempo una struttura fra persone che non avevano mai lavorato insieme, con competenze e provenienze diverse, che però funziona. Io vengo dall’azienda e le dico che qui in sei anni si condensa la vita media di un’azienda”.
Sulla scelta degli uomini, infine, Diana Bracco ha rimandato ad un ‘bilancio’ “a cose fatte”. Questo, ha concluso, “è il momento di stare uniti e lavorare: io davvero non riesco a capire come si possa non tifare per Expo”.
18 ottobre 2014
di Patrizia Marin