L’Italia continua a segnare il passo sul fronte dell’evoluzione digitale del Sistema Paese, a partire dalla carenza infrastrutturale. E sono passati ormai parecchi anni da quando il Governo Berlusconi, nel 2001, istituì il primo e unico ministero per l’Innovazione e le Tecnologie, affidato allora a Lucio Stanco, denominato “Mister I” per i suoi lunghi trascorsi ai vertici della IBM mondiale. La trasformazione digitale del nostro Paese, per essere efficace, deve investire tutta l’Italia, con infrastrutture adeguate, un ministero dedicato all’innovazione, norme chiare, sicurezza della privacy e formazione di alto livello. Sono queste le proposte per la digitalizzazione che emergono da un rapporto di “ItaliaDecide”, associazione per la qualità delle politiche pubbliche, presentato alla Camera alla presenza di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, e di diverse alte cariche dello Stato. Otto sono le tesi sviluppate nello studio presentato con proposte dirette alla politica. Nel rapporto si segnala il “pesante ritardo sull’infrastrutturazione di base” e la necessità di infrastrutture a banda larga, fondamentali “come ponti e autostrade”. La proposta è quella di affrontare il tema della rete in fibra ottica, contestualmente con quello delle frequenze, e di coinvolgere nella realizzazione dell’infrastruttura anche attori esterni al mondo delle telecomunicazioni.
Per dare centralità all’agenda digitale “serve un unico centro di responsabilità di rango ministeriale che abbia competenza su direzioni generali e dipartimenti di tutti i ministeri che possono svolgere un ruolo chiave nel governo della trasformazione digitale”, si sottolinea nel rapporto. “Va in questa direzione l’istituzione di un manager della transizione digitale prevista in tutte le amministrazioni centrali dalla legge Madia. A questa innovazione dovrebbe accompagnarsi anche la nascita di una commissione parlamentare permanente.
Per questo, “ItaliaDecide” ha proposto di “istituire un ministero dedicato all’innovazione e alla promozione della società digitale e istituire una commissione parlamentare permanente che abbia lo stesso perimetro d’intervento”.
Norme precise che devono poi essere applicate: molti degli strumenti giuridici previsti dal Codice dell’amministrazione digitale (CAD – 2005, voluto proprio da Lucio Stanca) non sono stati ancora attuati, lamenta il rapporto. A cominciare da quelli sulla condivisione delle banche dati. “Siccome la rete non ha confini territoriali tangibili, servono regole uniche su problematiche particolari, quali quella fiscale, regole che valgano in Italia, in Europa e nel resto del mondo, per evitare tassazioni discriminatorie, e imporre norme antielusione”.
Per quanto riguarda le nuove opportunità di business date dalla sharing economy e dalla digitalizzazione, nel rapporto si segnala la scarsa internazionalizzazione dell’Italia, il basso livello dell’uso di e-Commerce (8% contro il 18% Ue) e la mancanza di competenze specifiche per lavoratori e manager. Siamo al 111.o posto tra i Paesi che utilizzano tecnologie digitali nell’organizzazione e del lavoro al 99.o per l’impiego di tecnologie nella progettazione di nuovi prodotti e servizi, come sottolinea il rapporto.
Per questa necessaria trasformazione in logica digitale, il 47% dei direttori del personale delle aziende italiane prevede l’inserimento a breve termine di nuove professionalità e competenze da creare soprattutto al proprio interno visto quanto è difficile il reperimento sul mercato. Si chiamano Chief security officier, eCrm, Profiling manager, digital marketing manager, Chief innovation officier.
Le ultime due tesi sviluppate nel rapporto sono dedicate alla formazione e alla sicurezza. “La missione più importante del sistema educativo è preparare i giovani per il mercato del lavoro”, ha scritto Dirk Van Damme, direttore del Centre for Educational Research and Innovation (CERI) all’Ocse di Parigi. “Una prima macroscopica questione da affrontare nel nostro Paese è quella del progressivo scollamento tra istruzione/formazione e mercato del lavoro. Ma non soltanto, abbiamo un basso livello di dotazioni tecnologiche e, salvo lodevoli eccezioni, il digitale viene visto, anche da alcuni operatori dell’istruzione, come una minaccia”, sottolinea lo studio che propone di “valorizzare il tema del digitale nell’attuazione delle nuove norme sull’alternanza scuola/lavoro; varare un progetto nazionale di rilancio degli istituti scolastici quali poli produttivi con laboratori aggiornati e in costante contatto e scambio con il mondo accademico e con gli enti di ricerca pubblici e privati”.
Per quanto riguarda sicurezza e cyberterrorismo, “ItaliaDecide” ha proposto di “regolare i criteri di autenticazione all’accesso dei servizi on line del cittadino associando anche la biometria per garantire l’effettiva identità di chi ha in uso le credenziali digitali; prevedere infrastrutture digitali della PA in tutto il territorio italiano riducendo il numero dei data center in modo da ridurne la vulnerabilità; promuovere la crescita culturale dei cittadini sui temi della sicurezza informatica”.
di Dario de Marchi
22 Marzo 2016