La linea ferroviaria più alta quota d’Italia, e per questo ribattezzata la ‘Transiberiana d’Italia’, riaprirà anche se solo per un giorno. Ma dando speranza ai molti che la rimpiangono. Sarà così possibile viaggiare a bordo di un treno storico, allestito con carrozze d’epoca, per ripercorrere l’ardita e affascinante tratta Sulmona-Carpinone della ‘Transiberiana d’ Italia’. Il viaggio rievocativo è in programma il 2 novembre, su iniziativa del Consorzio dei comuni alto-molisani ‘Assomab’, in collaborazione con la Fondazione Fs e l’associazione ‘Le rotaie’.
Sarà l’unico treno del 2014 che percorrerà anche il tratto molisano, finora interdetto alla circolazione e riaperto solo per l’occasione grazie ad appositi lavori di manutenzione, che fanno ben sperare per il futuro ripristino dell’intera tratta.
In occasione della 20esima mostra-mercato del tartufo bianco che si terrà a San Pietro Avellana (Isernia) dal 1/o al 3 novembre, evento legato a Expo 2015, il ‘Treno del tartufo bianco ’ partirà dalla stazione di Sulmona (L’ Aquila) arrampicandosi sulle montagne della Majella per poi raggiungere, a bordo di bus navette, il comune alto-molisano. Ci sarà, inoltre, la possibilità di visitare la riserva MaB di Monte di mezzo, area protetta e sotto tutela dell’Unesco, patrimonio unico di flora e fauna.
Per apprezzare questa unica apertura della linea ferroviaria Sulmona-Carpinone, vale la pena leggere quanto ha scritto di recente su “Il Fatto Quotidiano” il giornalista Maurizio Di Fazio, ottimo conoscitore e valorizzatore di questa zona di rara bellezza.
“ C’era una volta, dalla fine del 1800, una tratta ferroviaria che collegava la città dei confetti, Sulmona (Abruzzo) a Carpinone (Molise), passando per Parchi Nazionali, paesaggi mozzafiato, stazioni sciistiche, panorami spettacolari e unici nel loro genere, specie se osservati dal finestrino-oblò di un treno. Essendo il percorso ferroviario più ad alta quota d’Italia, venne ribattezzata ‘Transiberiana d’Italia’: a suo modo, ha garantito il progresso sociale ed economico di queste due regioni del centro-sud e lo sviluppo anche turistico di una zona, il medio Appennino, a tutt’oggi assolutamente misconosciuto.
C’era, perché dal 2011 la ‘Transiberiana d’Italia’ è stata chiusa al traffico passeggeri. Una decisione presa da Trenitalia per ragioni di presunta sopraggiunta ‘anti-economicità ’. Le montagne, si sa, si spopolano; la tendenza da decenni è quella di insediarsi sulla costa e il compito di tenere in vita questa bellissima ferrovia storica sarebbe spettato alla Regione Abruzzo, che però si è guardata bene dal continuare a finanziarla, preferendo investire sui pullman, che però non collegano tutti i paesi montani, e hanno spesso orari astrusi.
Come si spostano, oggi, i pendolari abruzzesi e molisani di montagna, soprattutto quando nevica fitto, le strade sono bloccate e gli autobus, per di più, non passano? Storia forse non particolarmente estiva, questa delle ferrovie dimenticate. Storia autunnale, o direttamente invernale, visto che le mezze stagioni non esistono più. Storia in cui si intrecciano e confondono miopie politiche, assessori regionali che vanno e assessori regionali che vengono, destra, sinistra, centro, spending review ante litteram, Trenitalia (che gestisce i convogli, le carrozze) e Rfi, la Rete Ferroviaria italiana (che possiede, detta in soldoni, i binari).
Negli ultimi due anni una cooperativa di giovani molisani, Transita, aveva organizzato dei treni turistici sul percorso che fu della ‘Transiberiana d’Italia’. Il successo era stato considerevole. Ben ottomila i passeggeri a bordo di questi convogli speciali (circa uno al mese), animati da musica, degustazioni di prodotti tipici, folklore. Turisti e richieste incessanti di prenotazioni dal Giappone, dagli Stati Uniti, dal Canada, dall’Australia, nonché da mezza Europa. Un rilancio turistico dell’Abruzzo e del Molise, dal basso, e in grande stile, grazie a un cocktail di fattori – montagne innevate, buon mangiare, aria buona, tradizione, parchi nazionali – che all’estero ci invidiano.
In Svizzera della Transiberiana farebbero una miniera d’oro. Da noi invece l’hanno cancellata, bloccando, dall’autunno scorso, anche i treni turistici di Transita, nonostante continuassero ad arrivare telefonate e mail da tutto il globo, nonostante la cooperativa molisana desse lavoro a dieci giovani nemmeno trentenni, che avevano scelto di restare, di non andarsene, o di ritornare, pur di valorizzare la propria terra natia.
Certo, da maggio la Fondazione Fs, ‘mangiando la foglia’, ha riaperto, soltanto in chiave turistica, la Ferrovia del Parco, che da Sulmona va a Castel di Sangro. Ma si ferma in Abruzzo, e non dà più lavoro, e una speranza di futuro, a dei ragazzi colpevoli di aver avuto l’idea giusta nel posto sbagliato. C’è chi dice che sia tutta una questione di binari del progresso. “ Maurizio di Fazio
7 ottobre 2014
di Dario de Marchi