Il vaccino antiebola è nato a Pomezia, prodotto nei laboratori della Irbm-Istituto di Ricerche di Biologia Molecolare P. Angeletti Spa, nel Science Park sulla via Pontina, a due passi da Roma. «Il siero antiebola è prodotto dai laboratori della Irbm Science Park di Pomezia: siamo orgogliosi di questa eccellenza italiana nel Lazio», ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, svelando questo originale successo del made in Italy.
Si chiama “Chad3Ebola-Zaire” il siero predisposto contro la malattia letale che sta flagellando i paesi africani e non solo. Entro poche settimane di sperimentazione e le 10 mila dosi saranno spedite e sperimentate negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna, salvo poi utilizzarle sul campo in caso di successo.
«Siamo orgogliosi di aver sostenuto l’istituto, grazie ad un finanziamento di Cnr e Istituto Superiore di Sanità per la ricerca sulle malattie rare. Continueremo così perché crediamo nel Lazio. Questa è l’Italia che ci piace», ha detto il governatore Zingaretti.
Il Science Park di Pomezia è un parco scientifico di oltre 7omila metri quadrati, un gioiello del campo della ricerca avanzata, che in passato ha rischiato anche la chiusura, cambi di proprietà e annessa fuga di super-cervelli italiani.
«Siamo gli unici in grado di produrlo», ha spiegato Riccardo Cortese, ceo Okairos, l’azienda venduta a GlaxoSmithKline lo scorso anno per 250 milioni di euro, «lo realizzeremo e lo invieremo, via aerea in contenitori refrigerati e controllati, negli Usa e dove sarà necessario. Abbiamo lavorato 5 anni a questo vaccino e quando abbiamo capito che era maturo per poter essere testato sugli animali, ci siamo rivolti all’unico laboratorio al mondo dove è possibile fare esperimenti con il virus Ebola, visto che in Europa non si pub fare. Così abbiamo cominciato a collaborare con i National Institutes of Health: inviavamo loro i vaccini prodotti negli stabilimenti di Pomezia e Napoli per la sperimentazione sugli animali».
Fino alla definizione di “Chad3Ebola-Zaire”, che potrebbe rappresentare un punto di svolta nella guerra al virus che sta spaventando il mondo. Un risultato possibile grazie ad Okairos ed alla sua piattaforma tecnologica brevettata flessibile, con la quale sono stati realizzati vaccini fino a qualche anno fa impensabili.
«Abbiamo venduto questa tecnologia alla Gsk, che ne ha oggi la proprietà», ha concluso Cortese, «ma restiamo gli unici a poter produrre questo vaccino antiebola. Tutte le dosi, quelle che saranno sperimentate in Usa e Gb e quelle che, nel caso, andranno in Africa, saremo noi a realizzarle. Abbiamo sede in Svizzera perché quando siamo partiti nel 2007, con molte promesse e ma senza nulla di concreto, gli unici ad investire su di noi, dopo tante porte in faccia in Italia, sono stati gli svizzeri, poi tedeschi e gli americani. Quindi abbiamo costituito la casa madre in Svizzera ma abbiamo mantenuto a Napoli e Pomezia i laboratori, dove il 90% degli addetti è italiano».
«Abbiamo creato questa joint venture con i laboratori di Pomezia quattro anni fa perché è una struttura all’avanguardia. Abbiamo lavorato lì per 17 anni», ha spiegato Alfredo Nicosia, chief scientific officer di Okairos, casa madre della ricerca, «e abbiamo pronte già 4 mila dosi che ora saranno usate nei trial umani negli Usa già la prossima settimana. Poi a inizio 2015 i lotti di vaccino arriveranno in Africa».
Un team di oltre cinquanta scienziati ha lavorato a lungo su questo siero: gran parte dei ricercatori sono donne e a Pomezia sono guidate da Loredana Fiani e Stefania Di Marco.
Ben prima che la comunità internazionale si accorgesse della gravità dell’epidemia, Okairos era già all’opera.
«Siamo cautamente ottimisti sulla cura», ha sottolineato Nicosia, «perché i risultati ottenuti sono straordinari».
Una grande conquista per i laboratori alle porte di Roma dove nelle provette ci sono già in sperimentazione i vaccini contro malaria e Aids.
Roma, 1 settembre 2014
di Dario de Marchi