Un Natale all’estero all’insegna della tradizione dolciaria artigianale del Made in Italy. È infatti boom di vendite oltre confine per i dolci artigianali tipici del Natale prodotti in Italia. Gli USA, la Francia, la Germania e il Regno Unito sono i Paesi nei quali è maggiore la quota di export di prodotti della tradizione dolciaria Italiana legata all’Avvento. Il dato emerge da un’analisi di Confartigianato. Nell’ultimo anno, tra panettoni, pandoro, cioccolato e squisitezze Made in Italy sono volati nel mondo prodotti per un valore di oltre 309 milioni di euro, con un aumento del 10,2% rispetto all’anno precedente.
Dall’inizio dell’anno i francesi hanno comprato più di 75 milioni di euro di dolci natalizi (pari al 24,3% del nostro export di questo tipo di prodotti); in Germania sono stati esportati 53,8 milioni di pasticceria per le feste di fine anno (17,4% del totale esportato), mentre nel Regno Unito l’export di dolci di Natale italiani è pari a 34,3 milioni (11,1% del totale). La crescita maggiore si è però registrata negli Stati Uniti che hanno comprato il 45,5% di dolci in più rispetto al 2014; seguono la Germania (+32,1%), l’Austria (+22,2%), e la Spagna (15,6%).
Secondo Confartigianato l’aumento dell’export di specialità natalizie è in linea con il record storico di vendite all’estero di food made in Italy registrato nel 2015, pari 29,6 miliardi di euro.
“Un contributo fondamentale a questi numeri positivi arriva dall’Emilia Romagna che conta ben 378 specialità tradizionali, molte di queste Dop e Igp”, ha spiegato Marco Granelli, presidente di Confartigianato Emilia Romagna, “prodotti che sono un vanto per la nostra regione e sono il frutto del lavoro di tanti artigiani che mantengono alto il livello occupazionale”.
Secondo l’Ufficio studi di Confartigianato a far crescere l’apprezzamento degli stranieri per i nostri prodotti è anche il numero di specialità alimentari italiane riconosciute e tutelate dall’Ue con i marchi Dop, Igp e Stg. Ultimo in ordine di tempo è stato il Panpepato di Ferrara. L’Italia è, infatti, leader nell’UE per quantità di prodotti difesi da questi marchi di qualità: ben 277, vale a dire un quinto (21,5%) del totale dei prodotti di qualità europei.
I prodotti agroalimentari tradizionali, caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo, censiti in Italia sono 4.881 e la sola Toscana ne conta quasi un decimo (9,4%) e precisamente 461, seguita dalla Campania con 457 (9,4%), dal Lazio con 393 (8,1%), dall’Emilia-Romagna con 378 (7,7%) e dal Veneto con 370 (7,6%). Rispetto allo scorso anno si contano 68 prodotti agroalimentari tradizionali in più.
Nella classifica delle regioni con il maggiore aumento di export alimentare la Toscana fa registrare il18,4% in più nei primi sei mesi del 2015; seguono la Campania con un incremento del 14,8%, il Veneto (+11,9%), Piemonte (+5,1%), Emilia Romagna (+ 4,7%) e Lombardia (+1,%). A livello provinciale, record di crescita dell’export per Napoli (+36,1%), Bergamo (+26,1%), Firenze (+19,6%), Siena (+18,9%), Vicenza (+18,7%).
“Non solo la produzione artigianale continua a mantenere alta la, ma tiene anche i prezzi sotto controllo. Ad ottobre 2015, a fronte di una crescita dei prezzi dei prodotti alimentari del 2%, quelli dei prodotti di pasticceria fresca sono infatti cresciuti dell’1%, con una riduzione rispetto all’1,2% di ottobre 2014. I nostri artigiani”, ha detto ancora Granelli, “fanno qualità, garantiscono posti di lavoro, diffondono il nome dell’Italia all’estero, sono una ricchezza da salvaguardare”.
Da registrare anche il ritorno alla crescita della spesa alimentare dopo 9 anni di preoccupante contrazione: il volume delle vendite del settore alimentare nei primi nove mesi del 2015 ha registrato una crescita dello 0,5%, per la prima volta dal 2006. Stabile inoltre il numero delle imprese dell’artigianato alimentare: al 30 settembre scorso il settore è risultato essere composto da 90.977 imprese con 159.753 addetti. Una stabilità in controtendenza rispetto al calo dell’1,6% registrato dal totale artigianato.
La più alta vocazione all’export alimentare spetta all’Emilia Romagna con esportazioni del settore pari al 3,61% del valore aggiunto regionale, seguita dal Veneto e dal Piemonte. L’analisi territoriale delle esportazioni del settore alimentare, focalizzata sul primo semestre del 2015, ha posto in evidenza che, nel complesso, valgono complessivamente 14,5 miliardi di euro, di cui il 76,2% è relativo ai soli prodotti alimentari e il rimanente 23,8% alle bevande.
di Eleonora Albertoni
12 Dicembre 2015