Lo street food sta affascinando gli italiani. Non più una tendenza emergente, ma una solida realtà economica. Sono oltre 2000 gli imprenditori italiani che puntano sul cibo di strada: concentrati tra Lombardia, Puglia e Lazio (secondo una elaborazione Coldiretti su dati Unioncamere), sono cresciuti lo scorso anno del 13%. Una realtà che sia appoggia sul fatto che consumano street food ben 3 italiani su 4.
Gambero Rosso ha pure pubblicato una guida dedicata e ci sono ormai nel nostro Paese decine di festival a tema. Di street food si è parlato al 38.o “SIGEP Salone internazionale della Gelateria, Pasticceria, Panificazione e Caffè, una delle più importanti manifestazioni del settore, che ha appena chiuso i battenti a Rimini. La manifestazione ha ospitato tra gli altri Sara Pratesi, anima di StreetFoody, progetto innovativo dedicato ai food trucker italiani, ed esperta di un settore che comincia a vedere proposte sempre più diversificate e strutturate.
“Il cibo di strada è un business che attira tanti imprenditori perché con un investimento contenuto si aprono grandi opportunità”, ha confermato Pratesi, ricordando che “per iniziare può bastare anche un piccolo Ape Car e l’attività’ comporta costi molto ridotti rispetto ai ristoranti tradizionali. Ma non ci si può improvvisare: la concorrenza è spietata e il pubblico è esigente. Per distinguersi e ben ingranare vanno curati progettazione e allestimento, con un business plan di ferro e un ottimo marketing, soprattutto in fase di avvio della start-up”.
Le brutte sorprese, secondo gli esperti del settore, si evitano solo affidandosi a partner esperti. A “SIGEP” i food trucker italiani hanno potuto conoscere StreetFoody, il progetto che trasforma la loro idea in realtà con un team di 30 professionisti pronti ad affiancare gli imprenditori in tutte le fasi, dalla realizzazione fino alla messa in strada del veicolo. Un team di specialisti sviluppa insieme agli imprenditori l’intero progetto, aiutandoli in ogni fase della realizzazione fino alla messa in strada del loro veicolo. L’azienda che realizzerà ‘il mezzo personalizzato ha sede a Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo, all’interno di uno stabilimento di 12 mila metri quadri: si può scegliere fra tre taglie: “S” con l’Ape Piaggio, “M” con il Porter Piaggio, oppure “L” con il food truck Fiat Ducato.
Streetfoody.it è il sito di riferimento del settore, sempre aggiornato sulla normativa, sui trend emergenti, sulle nuove tecnologie e soluzioni meccaniche, su fiere e festival e su tutte le opportunità offerte dal mondo del cibo di strada. Se non ci si vuole dunque improvvisare food trucker, senza conoscere bene fiere, sagre e similari, per prima cosa occorre individuare gli appuntamenti da seguire e avere un’idea forte di base, magari puntando sulle tradizioni regionali sempre apprezzate dal pubblico, con piatti tipici legati al territorio,ma senza mai rinunciare alla qualità.
“Spopolano le mille declinazioni del cibo di strada all’italiana”, ha commentato Sara Pratesi, “in particolare per quanto riguarda i fritti, le focacce, i panini imbottiti, che si prestano a tantissime versioni, dai classici a base di salumi, fino all’hamburger, che gli italiani apprezzano sia nella sua veste più tipicamente americana, sia rivisitato con ingredienti e abbinamenti ‘tricolori’. Alla base del successo c’e’ sempre la selezione delle carni migliori”.
E chi vuole puntare, invece, sulla creatività? “L’innovazione può sposarsi molto bene con la tradizione”, secondo Pratesi, “ci sono alcuni filoni che si prestano bene a portare novità anche nelle ricette tipiche. A StreetFoodyabbiamo visto rivisitazioni molto interessanti in chiave vegetariana, vegana e anche gluten free, per posizionarsi su nicchie di mercato sempre più importanti. E poi la selezione accurata di ingredienti bio fa la differenza”. Le possibilità, insomma, sono tantissime per gli aspiranti food trucker italiani.
di Leonzio Nocente
27 Febbraio 2016